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Brindisi, che fine fa la foresta urbana?

 
Andrea Pezzuto

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Andrea Pezzuto

Brindisi, che fine fa la foresta urbana?

L’ex sindaco Rossi: «La zona resti agricola. Altrove i nuovi insediamenti»

Sabato 17 Febbraio 2024, 11:27

BRINDISI - L’imminente riperimetrazione dell’area Sin, con il recupero di oltre 3mila ettari sui quali si registra un inquinamento sotto soglia, apre nuovi scenari. Il tutto accade, tra l’altro, in una fase in cui l’amministrazione Marchionna è intenta a redigere il nuovo Piano urbanistico generale. L’ex sindaco Riccardo Rossi aveva immaginato la realizzazione di una grande foresta a sud del petrolchimico, sui terreni contermini il parco regionale di Punta della Contessa. Ciò, al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e sfruttare la capacità di alcune piante di interagire con i contaminanti.

Tuttavia, proprio le aree sulle quali sarebbe dovuta sorgere la foresta sono state escluse dal Sin perché ritenute poco o per niente inquinate. Che fare, dunque, di tutti quegli ettari a destinazione agricola ora restituiti a potenziali usi produttivi? Secondo Rossi, «l’idea della grande foresta orientale ha ancora una sua valenza». Va detto che l’estesa area in oggetto non è infrastrutturata, pertanto il consigliere di “Brindisi bene comune” ritiene che sia sconveniente prevedere su quei terreni agricoli una nuova zona per gli insediamenti industriali. Anche perché nelle vicinanze insiste il parco naturale di Punta della Contessa.

Meglio sarebbe, dunque, individuare un’altra zona da destinare a nuovi insediamenti. «La riperimetrazione - osserva Rossi - attesta l’errore commesso venticinque anni fa da qualcuno che, senza alcuna evidenza scientifica, inserì una parte importante del territorio di Brindisi nel Sin. Resta il tema che bisogna bonificare i terreni che risultano ancora inquinati. Attraverso un accordo di programma le società inquinatrici versarono circa ottanta milioni di euro, ma i vari governi che si sono succeduti hanno trattenuto gran parte di questa somma. Anche se il governo dovesse sbloccare tali risorse, serviranno diversi anni per bonificare i terreni. Per questo serve una nuova zona industriale».

La precedente amministrazione, in effetti, ragionò della possibilità di prevedere un’area di sviluppo produttivo sui terreni agricoli situati sulla strada che conduce a San Vito dei Normanni. «Esistono già aree con destinazione e tipizzazione per insediamenti produttivi, come ad esempio quella vicino allo stabilimento di Leonardo, in contrada S. Teresa. E nuovi spazi potrebbero essere ricavati sulla strada per San Vito. Si tratta di un’area già infrastrutturata. Tra l’altro, i suoli agricoli presenti non sono molto utilizzati».

Naturalmente, sarebbe necessario modificarne la destinazione d’uso. Rossi invita infine l’attuale amministrazione ad aprire quanto prima un dibattito sulla pianificazione del territorio. Un invito rivolto anche alla Regione Puglia, che Rossi sollecita da anni affinché «indichi le aree idonee sulle quali installare gli impianti per la produzione di energia rinnovabile». Infatti, l’ex sindaco ricorda che «tanti progetti di impianti fotovoltaici sono stati bocciati perché presentati su terreni in area Sin formalmente agricoli». Terreni particolarmente adatti allo scopo, secondo Rossi, sarebbero «quelli attorno al nastro trasportatore della centrale Enel». «Parliamo di circa trecento ettari che consentirebbero la produzione di quasi quattrocento megawatt, che si aggiungerebbero al giga che verrebbe prodotto dal parco eolico offshore. Così, Brindisi avrebbe adempiuto ampiamente al suo dovere di contribuire alla transizione energetica».

Il vicesindaco - con delega all’Urbanistica - Massimiliano Oggiano, dal canto suo, assicura che «qualsiasi contributo è ben accetto» e che, «vista la valenza dei temi, le scelte andranno riportate in atti d’indirizzo politico che saranno adottati a valle di un confronto con le varie rappresentanze. Alla luce delle ultime novità, chiederò al sindaco di aprire un dibattito su questi temi».

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