Tradizioni nel Brindisino
L'estate sta finendo, e Torre Canne la saluta con il classico tuffo all’alba
Si rinnova l'antico rito propiziatorio con un gioioso saluto alla bella stagione
TORRE CANNE - Con la testa nell’acqua per scongiurare l’emicrania per tutto l’anno. Si conferma l’antica tradizione dei popoli della Valle d’Itria che attendono l’alba del 1 settembre per immergere la testa in mare al sorgere del sole; una tradizione che si rinnova ogni anno sulla battigia di Torre Canne, una consuetudine propiziatoria che coinvolge centinaia di persone. Un rito millenario, che si perde nella notte dei tempi, certamente con radici pagane che affondano nel culto del dio Sole; una tradizione che sopravvie lungo una marina di Fasano dove tantissime persone, provenienti dall’entroterra, soprattutto da Locorotondo, Alberobello, Cisternino e Martina Franca, trascorrono la notte sulla spiaggia in attesa dell’alba, quando allo spuntar del sole, in centinaia si riversano in mare per bagnarsi la testa e proteggersi così dell’emicrania.
Per gli scettici sicuramente un analgesico risulterebbe più efficace, ma la tradizione, originale e simpatica, va perpetrata. Così la spiaggia di Torre Canne di notte è affollata come nel giorno di Ferragosto; una marea umana che guarda le stelle, scruta il cielo e all’aurora si prepara per il bagno scaramantico. Uno spettacolo spontaneo e popolare che meraviglia e affascina e che si ripeterà puntuale, pochissimi minuti dopo le 6,00 di venerdì prossimo 1° settembre; parteciparvi vale il disagio dell’alzataccia. I più organizzati sono i bagnanti di Locorotondo, i quali si danno appuntamento a Lido Pipoli, all’estremo sud della spiaggia che lambisce il centro abitato, dove in gruppo aspettano il segnale del caposquadra, il quale scruta l’orizzonte e appena dalle acque spunta il primo sottile archetto dell’astro celeste nel cielo infiammato di rosso, soffia in un fischietto tramandato da decenni, richiamando l’attenzione dei presenti che, come tartarughine appena fuoriuscite dal guscio, si riversano velocemente nell’acqua per bagnarsi il capo. Per il profano e il forestiero si tratta di un momento incredibile e unico; per tutti gli altri è solo una tradizione benaugurale che va perpetrata.
Perché proprio all’alba del 1 settembre? Bisogna dire che il rito non è esclusivo della marina fasanese, ma anche in altri luoghi si tiene con modalità analoghe. Poi è necessario tenere presente che il capodanno, quello ormai fissato dai calendari al 1 gennaio, in passato non aveva una data fissa. Erano allora soprattutto le stagioni e le fasi lunari a scandire il tempo; per gli agricoltori il 1 settembre rappresentava una sorta di capodanno in quanto coincideva con la fine dei contratti agrari e dunque con la conclusione del ciclo produttivo estivo cui seguiva un giorno di festa, di riposo, di purificazione che introduceva nel nuovo periodo lavorativo. Comunque sia, osservanti delle tradizioni o scettici profani, non si resta indifferenti davanti all’alba che scaccia le tenebre, colora il cielo di toni caldi, mentre il sole fa capolino tra barche che pescano e gabbiani che volano. Se poi si aggiunge la scena dei bagnanti che corrono in acqua, allora si prende coscienza di vivere un momento realmente catartico.