Nel Brindisino

Decarbonizzazione, «A Cerano un polo integrato dell’energia insieme col gas»

Antonio Portolano

Incontro coi vertici enelLovisetto (Filctem Cgil nazionale): «La transizione non è immediata e le sole fonti alternative non bastano, serve il ciclo combinato»

BRINDISI - «La transizione energetica deve essere sostenibile ed equa sia economicamente che socialmente senza creare disastri sui livelli occupazionali in territori già fortemente compromessi come quello di Brindisi». È quanto ribadisce Andrea Lovisetto del Dipartimento Nazionale elettrico-gas-acqua della Filctem Cgil al termine di un confronto tenuto con i responsabili della Centrale Enel di Cerano.

«Enel - prosegue Lovisetto - ha dei progetti per ricreare un polo energetico con fonti rinnovabili. Tutti i progetti riguardano le rinnovabili: idrogeno, fabbrica di economia circolare per il recupero della plastica, gigafactury per la produzione di pannelli fotovoltaici (modello Catania) perché sarà uno degli elementi che guiderà la trasformazione energetica. La nostra preoccupazione è però che tutti questi progetti devono garantire la piena occupazione sia dei dipendenti di Enel attuali - se non vengono ricollocati in altre società del gruppo -, sia di quelli dell'indotto che sono più dei dipendenti di Enel e che non possono essere abbandonati. Anzi devono avere la garanzia che la transizione sia giusta e quindi ad impatto occupazionale zero».

Attualmente sono 230 i lavoratori diretti e oltre 500 lavoratori dell’indotto, della Centrale Enel di Brindisi. «Devono essere tutti rioccupati se vogliamo parlare di transizione giusta», rimarca la Filctem.

Su Brindisi c’è bisogno di una rapida apertura di tutti i cantieri per realizzare gli impianti di energia rinnovabile e di accumulo autorizzati, velocizzare l’iter autorizzativo per quelli ancora in esame. In vista della dismissione degli impianti a carbone, in considerazione dell’assoluta intermittenza di eolico e solare, per assicurare l’obiettivo della sicurezza energetica nazionale, va riconsiderata l’opportunità per il territorio di Brindisi, di realizzare l’impianto alimentato a gas con un ciclo combinato chiuso, già autorizzato, nel perimetro della Centrale di Cerano.

Perché?

«La conversione - afferma Lovisetto - di una centrale e la possibilità di passare dalle energie fossili a quelle rinnovabili ha un tempo. Quel tempo secondo noi va garantito con la combustione anche a gas», ribadisce Lovisetto. Nel Pniec (Piano nazionale energia e clima) va riconfermata la necessità, già presente nella versione del 2019, di una fonte di produzione certa per il polo elettrico di Brindisi e va chiesto a Enel di trasformare la Centrale di Cerano in un polo industriale integrato dell’energia, rafforzando la consolidata vocazione industriale del nostro territorio. Il gas rimane il vettore per accompagnare e arrivare agli obiettivi di produrre, entro il 2030, i due terzi del fabbisogno energetico nazionale dalle rinnovabili».

Quindi insistete sulla conversione a gas di Cerano?

«Se c'è qualcuno che pensa che oggi spengo la centrale a carbone e domani parto con le rinnovabili sta pensando una cosa sbagliata. La conversione di una centrale e la possibilità di passare dalle energie fossili a quelle rinnovabili ha un tempo. Quel tempo secondo noi va garantito con la combustione anche a gas. Posso darmi l'obiettivo di copertura della produzione dell'energia attraverso le rinnovabili ma non è sicuramente l'indomani mattina e se io nel 2025 spengo la centrale a carbone, con qualcosa quell'energia la devo produrre perché da sole le rinnovabili non bastano».

C’è poi il tema delle reti.

««Elemento essenziale della transizione energetica - spiega il segretario generale della Filctem Cgil di Brindisi Antonio Frattini - sono sicuramente le reti. I pannelli fotovoltaici non basta solo comprarli e montarli ma bisogna collegarli alla rete e rispetto a questo aspetto c'è la necessità diattivare E-distribuzione per fare questo tipo di collegamenti. Realizzare la rete infrastrutturale perché inserire in rete quella energia significa automaticamente rinforzare la rete perché deve sostenere quei carichi elettrici. Non solo, bisogna creare le smart grid, ovvero una rete che sia in grado ad supportare l'energia prodotta che esce ma anche quella che entra con l'autoproduzione. Tante complicazioni che bisogna quindi risolvere. E il Pnrr resta lo strumento per rafforzare la rete. Come si pone Enel su questo fronte? Ma soprattutto come si pone Terna? La rete in pratica non è in grado di reggere l'immissione di energia autoprodotta e se noi spingiamo anche il cittadino a elettrificare i propri consumi (dalla cucina elettrica, al riscaldamento elettrico, all'auto elettrica ad esempio) la rete è inadeguata a sostenere – a parte l'allacciamento dei pannelli fotovoltaici sulle case – sia l'immissione di troppa energia sia gli aumentati consumi».

Il governo quale aiuto può dare?

«La politica - sostiene Lovisetto - dovrebbe dare dei piani certi perché oggi c'è il decreto Massimizzazione che si chiuderà il 30 di settembre e già la centrale non sa cosa succederà il giorno dopo. E se un'azienda deve organizzarsi deve avere un tempo di programmazione più lungo. Loro già non sanno nel 2024 quale richiesta di produzione verrà fatta, poi noi capiamo che anche chi sta al Governo in questo momento ha delle incertezze perché avevamo già prestabilito un percorso di dismissione della centrale: si stavano ricollocando le persone, si stava calando con la produzione. Poi è arrivato il problema della guerra, quello del prezzo del gas e le centrali a carbone dal giorno dopo hanno ricominciato a produrre a pieno regime tanto che attraverso gli accordi sindacali, l'azienda ha richiamato le persone che erano state ricollocate e ha bloccato le uscite, come previsto dagli accordi sindacali all'articolo 4, fermando le persone sui posti di lavoro perché servivano. Abbiamo fatto addirittura degli accordi di assunzione sul carbone con la previsione poi di spostare gli assunti in altre attività produttive del paese. Cosa può fare il governo? Condividere, confrontarsi e trovare delle soluzioni in comune e non prendere delle strade per conto suo». 

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