EMERGENZA SANITA'
Prevenzione ko per il Covid, a Brindisi si teme impennata di tumori alla mammella
Il dott. Galiano (Unità senologia): «Forte rallentamento dal 2020, contiamo sull'aiuto dei volontari»
BRINDISI - La mortalità per i tumori al seno in provincia di Brindisi subisce una preoccupante impennata. Secondo l’ultima indagine Istat, infatti, la percentuale è cresciuta del 49% (dai 67 decessi del 2010 ai 99 del 2018, ultimo dato aggiornato), facendo registrare la peggiore performance in Puglia e tra le più negative in tutta la penisola. Un incremento confermato anche dal calcolo del tasso grezzo per 10mila abitanti che, nel 2018, ha raggiunto quota 4,86 (nel 2010 era del 3,22), nettamente superiore alla media regionale (4.05) e a quella nazionale (4,2). Dati tutt’altro che confortanti, verrebbe da dire. Ma il timore più grande è che la situazione possa essersi aggravata negli anni successivi (2019 e, soprattutto, 2020 e 2021) a causa del Covid che ha penalizzato oltremodo l’attività di prevenzione, prima vera (e forse ancora unica) arma a disposizione nella lotta al cancro alle mammelle (e in generale a ogni neoplasia). Del resto, un chiaro segnale di come potrebbe essere il quadro dell’ultimo biennio (quando i dati saranno disponibili e pubblicati da Istat) è offerto dal numero di nuove diagnosi stimate nel 2021 in tutta Italia, ovvero circa 55mila.
Tra screening saltati, terapie e controlli rimandati, dunque, sul fronte della prevenzione si è fatto giocoforza un significativo passo indietro. Lo conferma anche il dott. Alessandro Galiano, direttore dell’Uosd di Senologia territoriale dell’Asl di Brindisi: «I casi sono aumentati - afferma - e la nostra provincia, con quella di Taranto, rappresenta un’eccezione rispetto al generale decremento che si è registrato nel sud. La sola nostra struttura (che, comunque, ha come bacino d’utenza anche Lecce, Taranto e il sud Barese) ha riscontrato ben 530 casi nel biennio 2019-2020 e ancor di più il dato crescerà nell’anno successivo quando, in piena pandemia, la “macchina” della prevenzione ha subito un rallentamento. Minori controlli e, soprattutto, minori screening senologici incideranno senz’altro sulle statistiche». La pandemia, insomma, ancora una volta sul banco degli imputati, oltre ai soliti fattori di rischio, compreso l’inquinamento: «Il tumore al seno è la prima causa di morte nelle donne tra i 40 e i 50 anni - evidenzia ancora il dott. Galiano - ed è anche il cancro più frequente, sempre tra le donne. Si capisce, quindi, l’assoluta importanza della prevenzione e l’evidente esigenza di riprendere a pieno ritmo ogni attività ad essa finalizzata. Sotto quest’aspetto, contiamo molto sull’apporto fornitoci dalle volontarie delle associazioni che operano nel territorio (la Fondazione “Di Giulio”, “Cuore di donna”, Andos e altre ancora), impegnate quotidianamente, con iniziative e manifestazioni, a promuovere la cultura della prevenzione. Al contempo - conclude il professionista - mi auguro che diventi presto realtà anche qui in Puglia la sperimentazione già in atto in alcune Regioni, quella di allargare la fascia d’età delle donne, da chiamare per eseguire la mammografia, dagli attuali 50-69 a 45-74 anni. Ciò consentirebbe il monitoraggio di un numero più ampio di donne, specie quelle al di sotto dei 50 anni».