Nel brindisino

Valle d’Itria, lupi nei pressi delle masserie: razzia di pecore e asini

redazione online

La vicenda accomuna i luoghi della Valle d’Itria alla Murgia barese ed al Foggiano

BRINDISI - Lupi che attaccano gli allevamenti, storni che depredano interi uliveti. Se da un lato il problema legato agli storni in provincia di Brindisi risulta ormai atavico, diverso è per gli attacchi di lupi che, invece, di recente hanno fatto la loro comparsa nel nord Brindisino, nella zona collinare compresa tra Cisternino, Ostuni e Ceglie Messapica.

Sono recenti, infatti, gli attacchi di lupi agli allevamenti di Masseria Montereale in agro di Cisternino, dove hanno sbranato pecore e asini.

Una situazione comune in molte altre aree della Puglia, soprattutto nella Murgia barese e tarantina e nel foggiano.

“La questione legata agli ingenti danni provocati dalla fauna selvatica alle aziende agricole e zootecniche pugliesi, da anni la stiamo ponendo come prioritaria sia alla Regione Puglia sia al Governo nazionale – spiega Giannicola D’Amico, vicepresidente della Cia – Agricoltori italiani di Puglia –. La necessità di passare dal concetto d’indennizzo a quello di un risarcimento vero e proprio, adeguato al ristoro dei danni effettivamente subiti, è soltanto una delle questioni sul tavolo: occorre monitorare il numero, la crescita e la presenza degli animali selvatici, poter contare su una ricerca approfondita che rilevi anche i comportamenti delle diverse specie animali, i loro spostamenti, le abitudini nutrizionali, così da poter capire come affrontare il problema, con quali misure e con un programma di azioni volte a limitare al minimo l’impatto negativo della fauna selvatica sulle aziende agricole e zootecniche. Vi è, inoltre, - spiega D’Amico - la necessità di superare il regime del de minimis e i limiti da esso imposti. Riapriamo un tavolo regionale su queste problematiche e troviamo tutti insieme delle soluzioni innovative e, soprattutto, efficaci. La presenza sul territorio di lupi, tra l’altro, non rappresenta solo un pericolo per gli allevamenti ma anche per l’uomo”.

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