Roma, 4 nov. (Adnkronos) - I parlamentari riformisti del Pd voteranno no al referendum. "Abbiamo votato sempre contro in questi due anni. Un no convinto. Non è una posizione estemporanea", spiega un esponente dell'area dem che si è riunita a Milano a fine ottobre, quelli che si sono 'staccati' da Stefano Bonaccini per intendersi. Non sembra sortiscano effetto dunque le diverse 'sirene' che richiamano i riformisti a una scelta diversa. Da ultimo oggi sul Corriere il politologo Angelo Panebianco, secondo cui "adeguandosi alla linea della segretaria, la minoranza del partito rinuncia alla propria vocazione liberale".
Loro, la 'minoranza del partito', non la vedono così. Tuttavia non viene sottovalutato il fatto che nel mondo riformista ci sia una sensibilità per il sì alla riforma. A partire da Libertà Eguale di Enrico Morando e Stefano Ceccanti, associazione vicina ai riformisti Pd. E non solo, vista la posizione di Goffredo Bettini. O dell'ex presidente della Consulta, Augusto Barbera, giurista ed ex deputato del Pci e del Pds, che oggi sul Foglio ha spiegato perché voterà a favore della riforma della giustizia.
Anche per questo l'area riformista dem auspica che, passate le regionali e il lavoro sulla manovra che sono le priorità del momento, si apra un confronto nel Pd "su come intende stare nella campagna referendaria". Sia dal punto di vista organizzativo. Dal fare o non fare un comitato, tanto per cominciare. Ma anche nel merito, sulla linea da dare alla campagna. "La linea della riforma inutile, del referendum come arma di distrazione per non parlare dei veri problemi del Paese o la linea Scarpinato?". La seconda, ovviamente, non è quella gradita dai riformisti dem.
















