il caso

«Qui si spara tra le persone, ma vincerà la gente perbene»: Libera Barletta dopo l'attentato al presidente del Comitato 167

Adriano Antonucci

Le parole di Giorgio Carpagnano: «La sua unica “colpa” è quella di agire nella legalità e chiedere trasparenza. La situazione che stiamo vivendo non è più accettabile»

«La criminalità ha fatto un salto di qualità: ormai spara la sera, in mezzo alla gente, ma a Barletta ci sono tante persone perbene e pronte a reagire». A parlare è il referente Libera di Barletta, Giorgio Carpagnano. All’indomani dell’agguato di via Leonardo Da Vinci, che ha portato al ferimento alle gambe del presidente del comitato di quartiere zona 167 Giuseppe Di Bari, l’associazione è intervenuta per esprimere la propria preoccupazione.

«Possiamo dire - ha affermato Carpagnano - che a Barletta siamo in piena emergenza. La gambizzazione di Giuseppe Di Bari è un fatto gravissimo. A lui abbiamo subito espresso pieno sostegno e supporto concreto affinché non si senta solo. Questa volta è stata colpita una persona la cui unica “colpa” è quella di agire nella legalità e chiedere trasparenza. La situazione che stiamo vivendo non è più accettabile». Quanto avvenuto è, per il referente Libera, la testimonianza che «il fenomeno mafioso a Barletta esiste».

«A dirlo - ha aggiunto Carpagnano - non siamo noi, ma le indagini antimafia: esiste una criminalità radicata da anni, con famiglie che agiscono utilizzando il metodo mafioso, metodo che ricorre in tanti reati che ormai riguardano la nostra città. Il procuratore Nitti parla da tempo di questo fenomeno, chiedendo più supporto alle forze dell’ordine, più unità tra le istituzioni e descrivendo una mafia dai tratti autoctoni».

Le indagini su quanto accaduto, sono condotte dalla Squadra mobile di Andria, coordinata dalla Procura di Trani, che sta procedendo per lesioni personali volontarie aggravate dall’uso di armi e per fatto commesso in luogo pubblico. Gli investigatori, che sul posto hanno recuperato 7 bossoli, stanno setacciando le immagini delle telecamere di videosorveglianza per individuare elementi utili all’identificazione dei responsabili, che dopo l’agguato si sono dileguati in sella a una moto percorrendo le vie periferiche della città. Il movente è ancora da chiarire e Libera ha evidenziato come, naturalmente, spetti «alla magistratura accertare se la matrice sia mafiosa o meno», ma come, allo stesso tempo, il contesto resti «preoccupante».

«Non spetta a noi - ha sottolineato Carpagnano - formulare ipotesi quando la pistola è ancora fumante. Confidiamo nel lavoro delle autorità competenti, ma ci auguriamo che chi conosce la verità parli. Se ci sono interessi in ballo, se ci sono questioni da chiarire, vengano alla luce: Barletta non può ricordarsi della mafia solo quando ci sono degli episodi come questo. L’attenzione deve restare alta sempre, perché in questa città non deve esserci spazio per la mafia, ma solo per le persone perbene».

In attesa di comprendere i dettagli di quanto accaduto, Carpagnano ha voluto ribadire il ruolo di Libera. «Noi, siamo pronti a stare al fianco di chi avrà il coraggio di testimoniare. Perché non basta l’azione dello Stato: serve un risveglio della comunità. Altrimenti, per ogni criminale arrestato ce ne saranno altri pronti a subentrare. È la cittadinanza che deve diventare argine, sollevare un moto di protesta, reagire. E qualcosa si sta già muovendo: a Barletta - ha concluso Carpagnano - ci sono tante persone perbene, stanche e pronte a organizzarsi per dire di no a questa situazione».

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