Il caso

Bat favori alla Provincia in cambio di incarichi: vanno al Riesame altri quattro arrestati

Linda Cappello

L’inchiesta è culminata nelle 14 ordinanze di custodia cautelare: tutto nasce dai lavori di messa in sicurezza della discarica Cobema di Canosa

TRANI - Si svolgerà stamattina l’udienza davanti al Tribunale del Riesame per alcuni degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti illeciti alla provincia della Bat e al comune di Trani. Si tratta di Vincenzo Guerra, 54 anni, ingegnere di Triggiano, dirigente della Provincia Bat, della moglie per Regina Ricciardi (lui in carcere, lei sottoposta ad obbligo di dimora, entrambi difesi dagli avvocati Rinaldo Alvisi e Mimmo Di Terlizzi), Francesco Gianferrini, 65 anni, di Canosa, ex dirigente del Comune di Trani e della provincia della Bat, e Paolo Misuriello, ingegnere 53enne di Barletta, pure lui in carcere.

Lunedì toccherà all’ingegnere andriese Andrea Leone (avvocato Mario Malcangi), mentre ha già proposto appello contro il provvedimento di sospensione dai pubblici uffici per la durata di sei mesi Francesco Lomoro, 49 anni, di Bari, dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Barletta. Quest’ultimo ha parlato diverse ore nel corso dell’interrogatorio di garanzia, producendo documenti per provare a dimostrare la piena correttezza del proprio operato.

L’inchiesta è culminata nelle 14 ordinanze di custodia cautelare, eseguite dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Barletta retto dal colonnello Pierluca Cassano, insieme con i colleghi del Nucleo Pef agli ordini del tenente colonnello Giuseppe Bifero. I reati contestati a vario titolo sono corruzione, falso e turbativa d’asta.

Tutto nasce dai lavori di messa in sicurezza della discarica Cobema di Canosa. In quella circostanza Guerra avrebbe affidato all’ingegner Misuriello l’incarico di coordinatore della sicurezza, per un importo pari a 31.720 euro, tramite un affidamento diretto risultato carente nella motivazione. In cambio, il professionista avrebbe aiutato Guerra nella ristrutturazione della sua villa di Cellamare. E ancora, si parla di forniture di pesce fresco (ricci, gamberi, scampi, per finire con 4 o 5 aragoste del peso di due chili e mezzo l’una) e persino fardelli di acqua minerale. Grazie alle intercettazioni, gli investigatori avrebbero accertato presunte irregolarità in relazione ad altre procedure pubbliche. Si parla anche di una presunta tangente da 75mila euro che avrebbe preso Gianferrini per turbare la gara relativa all’affidamento dell’ex mattatoio di Terlizzi. L’imprenditore avrebbe versato la cifra alla moglie del dirigente, a titolo di caparra per un preliminare di vendita di un immobile di Nardò, il cui contratto definitivo non è però mai stato stipulato.

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