ANDRIA - Ammonta a due milioni e mezzo di euro la richiesta di risarcimento avanzata dalle parti civili in occasione dell’udienza preliminare che si è celebrata ieri innanzi al gup di Trani Ivan Barlafante nei confronti di Luigi Leonetti, accusato di aver accoltellato a morte la moglie 42enne Vincenza Angrisano nel tardo pomeriggio del 28 novembre scorso.
La procura, nella persona del pubblico ministero Francesco Chiechi, ne ha chiesto il rinvio a giudizio con l’accusa di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi, di aver commesso il fatto alla presenza dei figli minori, rispettivamente di sei e 12 anni. Ci sono inoltre le ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni colpose. La decisione arriverà nelle prossime ore, anche se l’esito sembra scontato. È’ stato lo stesso Leonetti, attualmente detenuto nel carcere di Lucera nella sezione che ospita chi si macchia di reati particolarmente gravi, a chiamare i carabinieri dopo la tragedia, ammettendo senza indugi le proprie responsabilità.
Due milioni e mezzo, dunque, la richiesta di risarcitoria, così ripartita: 900mila euro per la madre della vittima, 600mila per una sorella e il cognato, un milione per l’altra sorella, madre di tre figli e affidataria dei due fratelli rimasti orfani della mamma.
La tragedia avvenne nell’abitazione dei coniugi, alla periferia di Andria. Nello scorso settembre la 42enne, che si occupava di vendita di prodotti per la casa, aveva comunicato al marito di voler porre fine alla loro lunga relazione. Una decisione, hanno riferito persone vicine alla coppia, che aveva incrinato i rapporti rendendoli tesi.
Pare che la donna avesse manifestato la volontà di rifarsi una vita, accanto ad un’altra persona, dopo essersi resa conto che il rapporto coniugale era ormai alla deriva. Nelle contestazioni formalizzate nel provvedimento, il pubblico ministero scrive che Leonetti avrebbe reso la convivenza ormai intollerabile, disinteressandosi dei bisogni anche economici della famiglia, insultandola in plurime occasioni, minacciandola di buttare per strada i prodotti di bellezza che la vittima deteneva in conto vendita.
Secondo quanto ricostruito dai carabinieri, il giorno in cui è stata uccisa Vincenza aveva detto a Leonetti, prima di uscire, che quella sera non sarebbe tornata a casa. La donna, però, intorno alle 17, è rientrata per riaccompagnare a casa il più piccolo dei loro due figli. E’ andata in bagno e qui il marito l’ha colpita per almeno tre volte, al torace e all’addome, uccidendola. L’uomo ha poi chiamato il 118 a cui ha confessato il delitto e ha chiesto aiuto, ma il personale sanitario, al suo arrivo, ha solo potuto constatare il decesso della vittima.
Le parti civili erano rappresentate dagli avvocati Mario Malcangi, Alessia Agrimi e Lucia Corraro; la curatela dei due minori era rappresentata dall’avvocato Annalisa Iacobone, mentre l’imputato è difeso dall’avvocato Savino Arbore.