Il caso

Statuti marittimi a Trani: bisogna salvare le «prime leggi del mare»

Nico Aurora

Serve un intervento urgente per il monumento ormai nel degrado. Quest'anno corrono i 960 anni dalla promulgazione degli «Ordinamenta et consuetudo maris»

TRANI - Novecentosessanta anni quest’anno. E certamente, nonostante nessuno si aspettasse di essere stupito con effetti speciali, il particolare anniversario avrebbe meritato ben altra attenzione da parte del Comune di Trani. Invece, come detto, a 960 anni dalla promulgazione degli Ordinamenta et consuetudo maris (meglio conosciuti come Statuti marittimi), vale a dire le prime leggi del mare che si conoscano in Italia e forse anche oltre i confini nazionali, avvenuta proprio a Trani nel 1063, tutto quello che ricorda quell’importante avvenimento e meriterebbe di essere valorizzato si trova in una situazione di massimo degrado, in pieno centro storico, o di fruizione scarsa o limitata in altri luoghi della città.

Il problema maggiore riguarda il monumento in bronzo fatto erigere in piazza Quercia nel 1963, in occasione del nono ventenario della storica emanazione delle leggi del mare, commissionato dall’amministrazione comunale dell’epoca agli artisti baresi Vito Stifano e Antonio Bibbò. Rappresentò per lungo tempo un bellissimo biglietto da visita in un luogo di massima centralità nel centro storico, che domina proprio il porto naturale di Trani su cui le prime leggi del mare furono promulgate da Nicola de Roggiero, Angelo de Bramo e Simone de Brado.

Fu un momento cardine della storia della navigazione mondiale, che diede finalmente valore ai marinai non più considerati schiavi, ma operatori del mare con peni diritti e doveri. Trentadue articoli di legge che ancora oggi, a distanza di quasi un millennio, fanno giurisprudenza e vengono richiamati in alcune sentenze per dividere contenziosi in tema di marineria. Addirittura, un richiamo agli Statuti marittimi di Trani fu operato in una causa celebratasi alcuni anni fa negli Stati Uniti in merito alla tragedia dell’affondamento del Titanic.

Il monumento fu poi restaurato in occasione del 950mo anniversario della ricorrenza, nel 2013, sotto l’egida dell’amministrazione del sindaco Luigi Riserbato, che diede incarico alla Domus Dei, di Albano Laziale, di tornare a fare risplendere al bronzo corroso durante quei lunghi 50 anni.

Poco, però veniva fatto per tutto il basamento in pietra e la parte circostante il monumento. Fu operata una pulizia, una sistemazione di massima, furono installati due fari di valorizzazione luminosa del bassorilievo bronzeo, ma in questi dieci anni questi due corpi illuminanti sono stati spesso danneggiati dai teppisti e hanno funzionato a singhiozzo.

Il monumento, inoltre, non ha alcuna recinzione che lo protegga (a differenza di quanto avvenne nel 1963 quando fu circondato da una installazione artistica di ancore e catene), e così è diventato luogo di bivacchi soprattutto di ragazzi che vi pasteggiano e bevono senza soluzione di continuità. Le foto a corredo testimoniano in maniera molto chiara quanto al piede del bassorilievo bronzeo ci siano resti di consumazioni e, probabilmente, di conati di vomito. Alcuni residenti e passanti riferiscono che da tempo l’intera zona è sporca e completamente trascurata.

Eppure all’inizio dell’anno una proposta di nuova valorizzazione del Monumento era stata consegnata all’amministrazione comunale grazie all’intermediazione del Giornale Di Trani. Roselli Architect(s), degli architetti Andrea Roselli e Serena Cannone, ha realizzato uno studio di fattibilità per la tutela del monumento. «Per valorizzarne la bellezza – scrivono nel progetto – proponiamo degli accorgimenti progettuali che migliorerebbero la visibilità e comprensione del monumento. I due fari presenti sul fronte dovranno illuminare con luce naturale il bronzo ed un terzo faro sul retro dovrà illuminare i pannelli descrittivi stampati su base bronzea in italiano e in inglese. Inoltre, al fine di tutelare e salvaguardare l’opera, si sono collocati paletti in stile e catene intorno alla stessa, soluzione che consente di prevenire o quanto meno limitare bivacchi attorno al monumento. Da ultimo, si consiglia di effettuare un accurato intervento di pulizia alla pavimentazione che circonda l’opera. Tali soluzioni tutelano, valorizzano e rendono l’effetto visivo del monumento più suggestivo per chi passeggia in una delle piazze più belle di Trani». Tutto questo, per il momento, è rimasto lettera morta.

Nel frattempo, le tavole su cui sono scolpite gli Statuti marittimi, realizzate nel 2011 dall’artista Giuseppe Antonio Lomuscio (inizialmente collocate in piazza Longobardi, poi abbandonate per anni alla scuola Petronelli, poi installate per poche ore in una rotatoria in via di Francia ed oggi temporaneamente collocate nel chiostro del Monastero di Colonna, dove saranno fruibili solo fino a quando si potrà tenere aperto grazie ai percettori del Reddito di cittadinanza), stanno per trovare posto in piazzetta Marechiaro tra via San Magno e lungomare Cristoforo Colombo. Completamente illeggibili e prevalentemente deteriorate sono invece le analoghe tavole degli Statuti marittimi ubicate in villa comunale.

Capitolo finale per il sipario del glorioso teatro comunale San Ferdinando, che riproduce l’atto della promulgazione delle prime leggi del mare: per fortuna è integro e dispiegato, ma può essere fruito soltanto se si entrasse nell’aula magna della scuola elementare De Amicis. Solo quella, infatti, assicura un’altezza della volta compatibile con quella del sipario stesso.

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