Iter con sorpresa

Trani, il rebus Villa Bini: la prelazione del Comune resta un mistero

Nico Aurora

Botta e risposta tra i privati (acquirenti e venditori) e il sindaco Bottaro sul futuro della struttura in abbandono

TRANI - «Il Comune di Trani non ha mai notificato alla venditrice ed agli acquirenti, nei termini di legge di 60 giorni, alcun atto amministrativo (determina dirigenziale o decreto sindacale) di esercizio del diritto di prelazione ai sensi di legge, utile per la trascrizione presso l’Agenzia del territorio (Conservatoria dei registri immobiliari). Pertanto il Comune di Trani è decaduto dall’esercizio del diritto di prelazione».

A scriverlo sono proprio venditrice ed acquirenti concorrenti del quarto di Villa Bini, in via De Robertis, costruita nei primi anni del secolo scorso (ed esattamente tra il 1900 e il 1910) che il Comune avrebbe (a questo punto il condizionale è d’obbligo) ritenuto di acquistare, godendo del diritto di prelazione, approvando la relativa delibera nel corso del consiglio comunale dello scorso 10 luglio.

L’assemblea elettiva era stata convocata proprio per decidere sull’esercizio della prelazione, che l’ente pubblico poteva vantare essendo il bene tutelato dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province Bat e Foggia. Ed infatti il consiglio aveva approvato il provvedimento con una larghissima maggioranza (23 voti, grazie anche a quelli favorevoli di parte della minoranza, e 3 soli astenuti).

Il sindaco, Amedeo Bottaro, aveva fatto sapere durante la seduta che, da quello successivo, ci sarebbero stati soli quattro giorni lavorativi di tempo per chiudere il procedimento presso il notaio e definire ufficialmente l’acquisto del bene, al costo di 85.000 euro più 15.000 di spese.

Anche per questo motivo Bottaro aveva, suo malgrado, declinato gli inviti provenienti da parte della maggioranza e della minoranza ad effettuare un sopralluogo per la verifica dello stato dello stabile, tutt’altro che messo bene ed infatti bisognevole di lavori che il Comune contava di farsi finanziare con appositi bandi: motivo, non vi erano i tempi tecnici approssimandosi la scadenza dell’operazione.

A conferma dei tempi effettivamente ristretti, all’indomani dell’approvazione del provvedimento il dirigente dell’Area patrimonio, Luigi Puzziferri, notificava a venditrice, acquirenti e notaio che il consiglio comunale aveva esercitato il diritto di prelazione per l’acquisto della quota indivisa di 10/40esimi di quella unità immobiliare «per avviare progetti di valorizzazione per la pubblica fruizione dell’area e garantire una maggiore tutela storico artistica del bene culturale».

Tutto regolare secondo programma, almeno a prima vista. Ma lo scorso 18 luglio il notaio, Maria Chiara Tatarano, inviava una Pec allo stesso dirigente cui comunicava di prendere atto della comunicazione e chiedeva «copia del provvedimento amministrativo notificato che costituisca titolo per il deposito presso l’Agenzia del territorio».

In altre parole, il notaio non avrebbe avuto bisogno della delibera del consiglio comunale quale atto vincolante per la trascrizione dell’acquisto del bene da parte del Comune, ma la delibera consiliare avrebbe dovuto essere l’atto di indirizzo con cui dare mandato alla figura apicale del Patrimonio affinché redigesse la determinazione dirigenziale dell’avvenuto esercizio della prelazione, che il notaio si sarebbe limitato a trascrivere presso l’Agenzia del territorio: sarebbe questa, pertanto, la carenza per la quale l’operazione Villa Bini sarebbe saltata.

Non ne è per nulla convinto, dal canto suo, il sindaco Amedeo Bottaro, che dalla sua vanta anche il fatto di essere cresciuto in casa di un notaio e quindi conoscere abbastanza familiarmente la materia. «L’unico atto idoneo per esercitare il diritto di prelazione è la delibera di consiglio comunale - dichiara senza tentennamenti il primo cittadino -. Un’eventuale determinazione dirigenziale sarebbe un atto accessorio ai fini della trascrizione presso l’Agenzia del territorio, ma la legge parla chiaro e dice che il provvedimento vincolante, affinché un ente pubblico eserciti il diritto di prelazione, è la delibera dell’assemblea elettiva, che diversamente non ci sarebbe neanche stato bisogno di convocare. Siamo assolutamente certi della correttezza del nostro operato e lo dimostreremo in ogni sede, auspicando peraltro un chiarimento in tempi brevissimi poiché, a nostro avviso, siamo solo in presenza di un banalissimo equivoco che potrà rapidamente chiarirsi».

Sta di fatto che ieri mattina il Comune di Trani ha inviato una Pec al notaio, invitandolo a non procedere con l’atto di azzeramento della condizione, avendo l’ente notificato nei termini un atto idoneo per l’esercizio del diritto di prelazione. In altre parole, quella che avrebbe dovuto essere quasi una formalità, rischia di trasformarsi in una delicata disputa in punto di diritto.

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