tribunale di Trani

Crac Divina Provvidenza, Procura chiede condanne per tutti i 12 imputati

Antonello Norscia

La voragine finanziaria dell'istituto

Per la Procura vanno tutti condannati gli imputati del processo sul vorticoso crac finanziario di Casa Divina Provvidenza, finita prima nel mirino dell’ufficio inquirente e poi del tribunale fallimentare di Trani. Nonostante qualche istanza di assoluzione per alcune contestazioni, ieri, la requisitoria del pubblico ministero Silvia Curione si è conclusa con la richiesta al Tribunale Collegiale di 12 condanne con pene variabili tra un massimo di 9 anni di reclusione ad un minino di 6 mesi. Uniche eccezioni per Suor Rita Cesa (in via canonica Suor Marcella, avellinese, per anni plenipotenziaria dell’Opera Don Uva) e per Giuseppe Domenico de Bari, molfettese, ex direttore generale, perché deceduti nelle more del processo.

Chiesti, dunque, 6 anni e 6 mesi per Suor Assunta Puzzello (chiamata Suor Consolata), leccese, ex economa della Congregazione nonché legale rappresentante di Casa Di Procura Istituto Ancelle della Divina Provvidenza, con sede a Guidonia, ritenuta la cassaforte dell’ente per occultare beni distratti ai creditori; 9 anni per Dario Rizzi, di Lucera, ex direttore amministrativo della sede di Foggia di CDP nonché ex direttore generale; 7 anni per Antonio Battiante, avvocato foggiano; 3anni e 6 mesi per Angelo Belsito, di Bisceglie, uno dei presunti amministratori di fatto; 4 anni per Rocco Di Terlizzi, commercialista biscegliese; 4 anni e 6 mesi per Antonio Azzollini ex senatore presidente della Commissione Bilancio del Senato; 3 anni e 3 mesi per Adrijana Vasiljevic, dipendente della sede di Foggia di CDP; 6 mesi per Lorenzo Lombardi, ex direttore amministrativo della sede foggiana; 2 anni e 9 mesi per Augusto Toscani, commercialista barese; 5 anni per Antonio Albano, di Lucera, ex direttore generale; 3 anni e 6 mesi per Giuseppe D’Alessandro, di San Marco in Lamis, ex direttore generale; 3 anni e 6 mesi per Arturo Nicola Pansini, biscegliese, revisore contabile.

La Procura, ricostruì una voragine di diverse centinaia di milioni di euro (di cui molti vantati da Inps e Fisco) e presunta bancarotta, ma anche contabilità parallele e flussi di danaro veicolati altrove per sottrarli ai creditori, documentazione ritenuta falsa per render difficile la ricostruzione del patrimonio, presunte corsie preferenziali per il pagamento di alcuni fornitori e svendita del patrimonio.Prossime udienze: 28 novembre, 12 e 19 dicembre per gli interventi della parte civile e dei difensori degli imputati. Scelsero di essere giudicati con rito abbreviato altri 4 imputati: il 12 ottobre 2018 il gup Angela Schiralli sentenziò 3 condanne (impugnate) ed un’assoluzione.

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