Lo spettacolo

Bregovic a Barletta tra note e speranza

Giuseppe Dimiccoli

«Tre lettere da Sarajevo» scritte dal ciclone Goran con la sua orchestra speciale

«Kalašnjikov». «Three Letters from Sarajevo»». «Bella Ciao». Partendo da questi coinvolgenti pezzi del maestro Goran Bregovic e della sua inimitabile e coinvolgente banda - composta da un sestetto di voci maschili, le immancabili voci bulgare, una band gitana di fiati e un quartetto d’archi - è possibile tracciare il sentiero lungo il quale si è snodata una serata raffinata e memorabile che è entrata nel patrimonio culturale di tutti color che hanno vissuto il suo concerto di sabato sera al teatro comunale Curci di Barletta.

Un alto momento musicale, tenacemente voluto ed organizzato dalla associazione «Giuseppe Curci» diretta dal maestro Francesco Monopoli, in esclusiva regionale che ha avuto il merito di lanciare un faro di tolleranza e condivisione di valori come quello dell’integrazione e della pace in antitesi a quelli delle guerre e dei nazionalisimi.
Del resto proprio «Kalašnjikov» da Bregovic è stata scritta durante il periodo più cruento delle ultime guerre balcaniche e il pezzo del maestro è stata l’antitesi musicale a comportamenti di morte. E che dire di «Tre lettere di Sarajevo» - titolo del nuovo lavoro - vero e proprio manifesto in note al dialogo interreligioso e umano che vede nella «Gerusalemme di Europa» ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani.

E il dna di Goran, papà cattolico, mamma ortodossa e moglie musulmana, è la sintesi di tale combinazione. Nativo di Sarajevo ha respirato aria di Parigi e Napoli e scritto le musiche per i più bei film di Emir Kusturica. Lo spettacolo ha parlato al cuore di tutti con sonorità raffinate e assoli vocali e musicali struggenti che hanno offerto ai presenti la possibilità di immergersi negli abissi delle emozioni raggiungibili solo grazie al valore aggiunto culturale ed emozionale che il teatro e la musica offrono. Ma non è tutto. Bregovic, a suo agio e felice di ritornare a Barletta, ha anche più volte brindato con il tradizionale «ziveli».

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