Il fatto
Parchi fotovoltaici nei laghi in Basilicata, la protesta degli ecologisti
L’assessore Latronico spiega la posizione attendista della Regione: «Pubblichiamo le istanze ricevute dai privati, non c’è il via libera»
Continua ad infuriare la polemica sugli insediamenti fotovoltaici galleggianti per l’insediamento dei quali - sono tutti previsti sulla superficie di tre rinomati laghi lucani ricadenti in aree di pregio ambientale - è stata avanzata richiesta da parte di ditte specializzate alla Regione Basilicata, che ha regolarmente pubblicato le istanze pervenute.
Preso atto dell’intervento delle scorse ore dell’assessore regionale all’Ambiente Cosimo Latronico - che ha specificato come «pubblicare le istanze dei privati sia un atto dovuto per legge che non equivale certo ad autorizzare l’insediamento degli stessi» -, la diatriba sembra tutt’altro che attenuata.
«Il comune di Senise, il Parco Nazionale del Pollino (il lago di Senise ricade nel territorio protetto dal parco) e la Provincia di Potenza seguano l’esempio dei Comuni interessati per l’invaso di San Giuliano, ed esprimano parere contrario sugli impianti energetici galleggianti sul lago idropotabile di Senise che impegnano decine e decine di ettari». Così tuonano gli attivisti del Comitato «No Scorie», che all’indomani della precisazione dell’assessore regionale all’Ambiente affermano: «Far passare da parte della Regione la procedura come "atto dovuto" nei confronti delle istanze dei privati per favorire la concorrenza su aree demaniali pubbliche, significa non affermare le prerogative dell'Ente Pubblico per la salvaguardia di un "bene pubblico". Non è sufficiente affermare che i progetti presentati verranno sottoposti a "Valutazione d'incidenza"o “Valutazione di impatto ambientale” presso la Regione o Ministero dell’Ambiente senza informare preventivamente gli Enti titolati sull’attivazione della procedura che rischiano così di essere esclusi dal procedimento proprio perché non correttamente informati. La facoltà dei privati di presentare istanze - proseguono dal Comitato No Scorie - non significa dover rinunciare ad esprimere da subito un parere negativo alle istanze supportato dalle leggi e dalle norme di salvaguardia già esistenti».
E nelle ore precedenti sul tema era intervenuta anche Legambiente Basilicata: «Gli Avvisi pubblici della Regione per fotovoltaico galleggiante su tre laghi lucani protetti sono un atto maldestro ed insensato», aveva affermato il presidente di Legambiente Basilicata Antonio Lanorte, parlando di un «errore grossolano» da parte della Regione. E ancora: «A distanza di diversi giorni dalla pubblicazione da parte dell'Ufficio Risorse Idriche della Regione Basilicata degli Avvisi pubblici riguardanti la "concessione per l'utilizzazione di beni del Demanio pubblico dello Stato-Ramo Idrico", ancora non riusciamo a capire come e perché tra i 15 avvisi si sia consentito di inserire quelli riguardanti tre invasi regionali i cui territori sono compresi in aree protette».
Insomma la querrelle è tutt’altro che chiusa. Le istanze contestate riguardano il Lago di San Giuliano (Zona Ramsar di interesse internazionale, Zona di Protezione Speciale, Riserva regionale), il Lago di Monte Cotugno (Parco Nazionale del Pollino, Zona di Protezione Speciale) e il Lago della Camastra (Parco Regionale di Gallipoli-Cognato e piccole Dolomiti Lucane), oggetto appunto di tre avvisi per la concessione di parte consistente delle loro superfici, finalizzata all'installazione di pannelli fotovoltaici flottanti per potenze complessive pari rispettivamente a 60Mw, 88Mw e 10Mw.
«Ulteriore confusione e sconcerto - dice tra le altre cose Lanorte - suscitano poi le precisazioni fornite dell' assessore all’Ambiente Territorio ed Energia Cosimo Latronico e dal Direttore Generale Roberto Tricomi, i quali affermano che "nessuna autorizzazione sarà concessa senza le valutazioni ambientali richieste dalla normativa vigente". Il punto a nostro avviso - sottolinea Lanorte - non è questo: le procedure amministrative per i tre laghi, semplicemente, non andavano attivate, perché non ha nessun senso rispondere ad un avviso di manifestazione di interesse sapendo che gli impianti previsti dal progetto non potranno essere realizzati perché sono incompatibili con la conservazione dei siti secondo le norme vigenti. Non c'è obbligatorietà di pubblicazione che tenga - conclude il presidente regionale di Legambiente - se è evidente che si sta dando avvio ad una procedura a dir poco "fallace": si tratta solo di esprimere un diniego alla manifestazione d'interesse o istanza di parte che dir si voglia semplicemente perché tale istanza è irricevibile».