Cultura e creatività lucana creano lavoro: previste 740 assunzioni
I dati di Excelsior aprono un interessante scenario occupazionale. Ad attivare la domanda un insieme di piccole e medie imprese del comparto
POTENZA - Le imprese culturali e creative in Basilicata prevedono 740 «entrate» (500 in provincia di Potenza e 240 in quella di Matera). Ad attivare la domanda di lavoro un insieme di piccole e medie imprese appartenenti ai quattro comparti «core» del sistema produttivo culturale e creativo: industrie creative, industrie culturali, patrimonio storico-artistico, performing arts e intrattenimento.
A delineare questo scenario è il volume «Imprese e professioni culturali e creative, 2022» del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal e analizzato in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne. A queste richieste si aggiungono a Matera 3.160 assunzioni collegate alle imprese del turismo a prevalente vocazione culturale. Per la prima volta Unioncamere realizza un vero e proprio Atlante dell’esistente dell’imprenditoria lucana «core cultura»: sono 330 le società iscritte alla Camera di Commercio (secondo i codici Ateco di appartenenza) di cui 200 nel Potentino e 130 nel Materano con 2030 dipendenti in totale (1300 a Potenza e 730 a Matera). Con la fotografia dell’esistente lo scenario per quest’anno. È una domanda di lavoro che presenta caratteristiche distintive rispetto agli altri settori economici anzitutto per la richiesta di figure professionali altamente qualificate. Si tratta di profili professionali capaci di coniugare elevate conoscenze specializzate con talento e creatività. Pertanto, il 40,6% delle assunzioni riguarda lavoratori laureati, mentre nel complesso dell’economia la quota è pari al 15,1%. Particolarmente elevata è anche la richiesta di esperienza (72,6% delle assunzioni programmate contro il 67,0% del totale imprese di industria e servizi) e quella di figure diplomate (36,6% delle assunzioni, contro il 28,7% dell’intera economia). Le 740 entrate riguarderanno 420 unità nell’industria culturale, 180 nelle attività performing arts e intrattenimento, 130 nell’industria, 10 per il patrimonio storico-artistico-monumentale. Si ripropone la questione del difficile reperimento di figure professionali per il 42,9% delle entrate previste. E subito dopo della necessità di ulteriore formazione per l’85,3% dei neo assunti. Tra le professioni maggiormente ricercate dalle imprese culturali e creative, spiccano gli analisti e progettisti di software nel settore-grafico pubblicitario, seguiti dai tecnici esperti in applicazioni audio, video, gaming sempre nel settore grafico-pubblicitario . Elevata anche la domanda di registi, direttori artistici, attori, sceneggiatori e scenografi, di operatori di apparecchi per la ripresa e la produzione audio-video e di tecnici della produzione radiotelevisiva, cinematografica e teatrale.
«Per la prima volta con l’Atlante è stata effettuata una mappatura delle imprese culturali e creative in senso stretto in tutti i Comuni italiani. Un lavoro capillare e dettagliato che restituisce la fotografia territoriale al massimo dettaglio di un segmento importante della nostra economia. Queste aziende contribuiscono a creare oltre il 3% del valore aggiunto italiano, danno occupazione a più di 830mila persone e lo scorso anno hanno espresso una domanda di lavoro di quasi 280mila contratti a tempo determinato e indeterminato, pari a più del 5% della opportunità offerte delle imprese di industria e servizi. Ma considerando l’indotto ad esse collegato e l’effetto moltiplicatore che esse hanno sul resto dell’economia, arrivano a rappresentare quasi il 16% del valore aggiunto italiano», sottolinea il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli. Che aggiunge: « Il valore della cultura per il nostro Paese, però, non è rappresentato solo dal patrimonio storico artistico o dalle nostre imprese. Risiede anche nel fatto che è una componente fondamentale del volto dell’Italia nel mondo».