Ricerca

Lotta contro il cancro, dai coleotteri nuove armi: lo studio dalla Basilicata

Antonella Inciso

Primi risultati nell'indagine del team della prorettrice Falabella (Unibas)

Penetrare nelle cellule tumorali, provocare un disequilibrio elettrostatico, ed indurre una morte cellulare programmata evitando di colpire le cellule sane. Semplificato, il meccanismo è questo. E se confermato da ulteriori ricerche potrebbe essere sufficiente per segnare un significativo passo in avanti nelle terapie contro il cancro.

Il meccanismo è quello che sta studiando un team di ricercatori dell’Università degli Studi della Basilicata guidati dalla prorettrice alla didattica ed ordinaria di entomologia generale ed applicata e di biotecnologie entomologiche, Patrizia Falabella.

La ricerca, nata in collaborazione con l’Irccs Crob di Rionero e l’Università Cattolica del «Sacro Cuore», va avanti da due anni ed ha al centro l’analisi dei peptidi anti microbici di alcune specie di farfalle, di un tipo di mosca e di alcuni coleotteri come il punteruolo rosso delle palme. Tutti insetti che - come dimostrato da altre ricerche - rilasciando molecole di peptidi anti microbici rendono più salubre l’ambiente dove vivono. In particolare, lo studio sta verificando quali molecole di peptidi antimicrobici risultato efficaci contro le cellule tumorali così come lo sono con alcuni batteri patogeni. Come avvenuto con i batteri patogeni che hanno una parete cellulare caratterizzata da una carica netta negativa e vengono sconfitti da queste molecole che, invece, hanno una carica netta positiva lo studio sta approfondendo questo meccanismo applicandolo alle cellule tumorali (caratterizzate anch’esse da una membrana con carica netta negativa a differenze delle cellule sane). Interagendo elettrostaticamente, infatti, si crea all’interno della cellula un disequilibrio nella membrana che la danneggia e la porta alla morte. Insomma, un sistema particolare i cui studi preliminari hanno già dato risultati positivi.

«La letteratura ci dice che i peptidi antimicrobici penetrano nelle cellule tumorali e interagiscono con i mitocondri - spiega la prorettrice Falabella - Questo induce ad una morte cellulare programmata facendolo selettivamente con le cellule tumorali e non con quelle sane. Noi stiamo facendo l’identificazione dei peptidi anti cancro ed abbiamo i primi studi in vitro sulle linee cellulari e tumorali per verificare quali effetti hanno».

La ricerca, dunque, va avanti. Per avere ulteriori evidenze ci vorrà ancora tempo ma i presupposti potrebbero aprire la strada a nuove terapie, soprattutto per quei pazienti che hanno dimostrato resistenza alle attuali cure contro le neoplasie. Ma non solo, perché le evidenze fino ad ora hanno dimostrato che i peptidi agiscono selettivamente, colpendo solo le cellule tumorali e non quelle sane. Un aspetto che potrebbe aprire nuove porte alla medicina ed agli strumenti di cura in generale. Anche se resta il tema dei finanziamenti. «La ricerca costa» ripete la prorettrice, non nascondendo l’auspicio ad ulteriori risorse. Ma i risultati nello studio degli insetti potrebbero essere davvero sorprendenti.

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