La curiosità
Il drink che sa di Basilicata: ecco il Gin nato dalle ginestre
L’idea di tre giovani lucani tornati a casa dopo aver studiato fuori regione
POTENZA - Per Giacomo Leopardi era il simbolo della resistenza umana agli ostacoli posti dalla natura. Aveva visto crescere la ginestra sulle pendici del Vesuvio e ne era rimasto particolarmente colpito. Così come un fiore può mettere radici in un ambiente ostile, l'uomo può decidere di cercare fortuna laddove il destino sembra aver disegnato solo criticità e abbandono. Proprio ciò che hanno fatto tre giovani lucani che dopo aver studiato fuori regione sono tornati a casa per costruire il proprio futuro puntando su quel fiore giallo. Vittoria Cappiello di Potenza e Guglielmo Spera e Cristiano Tullipani di Tito hanno ideato «Ginestro», un drink che profuma di Basilicata, dei suoi campi, della sua natura, dei suoi paesaggi. Il prodotto, in poco tempo, ha calamitato l'interesse da tutta Italia ed è proiettato a uno sviluppo che forse neppure gli stessi ragazzi potevano immaginare. L'idea di questo Gin «made in Basilicata» è nata sulla scia della passione che i tre amici hanno per i distillati: «Cominciammo a parlare del progetto - racconta Vittoria - durante il periodo della pandemia in cui, per motivi lavorativi, quotidianamente abbiamo lavorato a stretto braccio in un’azienda agricola». Vittoria, in particolare, nella sua tesi di laurea si è occupata proprio della ginestra del paesaggio lucano, utilizzata fin dall'antichità nelle comunità arbereshe per tessere coperte e arazzi (la fibra di questo fiore è molto resistente e duratura).
Ma come si è passati dai tessuti alla bevanda? Due mondi completamente diversi. Inoltre, basta «googlare» il nome della pianta per rendersi conto che la ginestra viene etichettata come tossica: «E infatti – spiega Vittoria – per il nostro drink usiamo il ginestrino della famiglia delle ginestre che viene mangiata dagli animali durante il pascolo. A questa essenza uniamo altre sette botaniche per completare il Gin: foglie di ulivo, ginepro, cardamomo, coriandolo, timo, rosmarino e radice di angelica». Un conto è essere appassionati di distillati, un altro è saper miscelare bene fiori per creare un prodotto profumato e gustoso. I ragazzi hanno un background di studi differente e lontano dal mondo enogastronomico: Vittoria proviene dal mondo del design, mentre Guglielmo e Cristiano hanno acquisito competenze sul fronte giuridico ed economico: «Insieme ci occupiamo di commercializzazione e makerting, ma per dare vita e sostanza al nostro progetto ci siamo affidati ad esperti del settore – sottolinea Vittoria – e in particolare ad un'azienda di Grosseto, la Nannoni Grappe, avendo come punto di riferimento Priscilla Occhipinti, distillatrice pluripremiata a livello internazionale». È stata lei ad aiutare i tre ragazzi lucani a concretizzare il loro sogno, a tradurre le loro sensazioni creando un drink con un gusto erbaceo delicato e fresco, in cui il ginestrino esprime tutto il suo aroma nella parte finale della degustazione. «Noi - aggiunge Vittoria - abbiamo seguito la parte relativa al design, alla comunicazione e al logo che volevamo riflettesse il nostro attaccamento al territorio. Un risultato di cui andiamo fieri - conclude Vittoria - è la realizzazione di un doypack riutilizzabile che va a sostituire il classico astuccio cui siamo abituati nel mondo del beverage».