La terza sezione della Corte di appello di Bari ha ridotto le pene inflitte in primo grado ad Antonella Albanese e Nicola Basile, imputati nel processo sul presunto giro di prostituzione minorile che, tra il 2021 e il 2022, avrebbe coinvolto quattro adolescenti residenti nel capoluogo e nell’area metropolitana. La pena di Albanese scende da tre anni e un mese a due anni e otto mesi di reclusione; quella di Basile passa da tre anni e quattro mesi a due anni e dieci mesi. Per entrambi i giudici hanno disposto la sostituzione della detenzione in carcere con i domiciliari e il ritiro del passaporto. I due dovranno inoltre risarcire le parti civili: un’associazione impegnata contro la violenza sulle donne e due delle vittime.
Il processo d’appello riguarda uno dei numerosi stralci in cui è stata suddivisa l’inchiesta condotta dalla Squadra Mobile e coordinata dal pm Matteo Soave. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, la gup Gabriella Pede aveva ricostruito il sistema con cui, secondo l’accusa, prima Albanese e poi Basile avrebbero reclutato, favorito, sfruttato e organizzato la prostituzione di una minorenne, ricavandone utilità economiche. Albanese, in particolare, avrebbe istruito l’adolescente sull’attività, spiegandole “come e cosa fare con i clienti”.
Le modalità del reclutamento, secondo l’impianto accusatorio confermato in gran parte dai giudici, prevedevano l’inserimento di annunci su “Bacheca incontri”, la scelta di bed and breakfast per gli appuntamenti e la divisione dei proventi tra Albanese, un’altra giovane imputata in un processo collegato, e la minorenne, dopo aver detratto quanto spettava alla presunta complice incaricata di pubblicare gli annunci e fornire l’auto.
La vittima, ascoltata dagli investigatori, aveva raccontato di ricevere 300-400 euro per due rapporti, descrivendo con precisione le dinamiche e la presenza di altre ragazze minorenni. Un racconto ritenuto coerente, circostanziato e confermato da tabulati telefonici e chat. Albanese aveva ammesso parzialmente gli addebiti dopo l’arresto.
Per Basile, la sentenza di primo grado sottolineava anche l’uso delle minacce: avrebbe indotto la ragazza a prostituirsi dopo averle fatto credere che, in caso di rifiuto, avrebbe diffuso le sue foto. Avrebbe inoltre attivato un’utenza dedicata, procacciato i clienti, individuato i b&b e incassato una parte dei proventi, cercando anche di coinvolgere altre minorenni tramite i social. Anche lui, imputato per aver avuto rapporti sessuali a pagamento con due minori, aveva ammesso le proprie responsabilità.
Entrambi gli imputati avevano ottenuto in primo grado le attenuanti generiche per la giovane età e per aver manifestato volontà di prendere le distanze dal passato.
















