Il caso

«Medicina la studi chi viene da Classico o Scientifico. Iniziare a 25 anni? Meglio consegnare pizze»: a Bari bufera su una docente. Commenta il ministro Bernini. Il rettore Bellotti: «Quelle parole non rappresentano il suo pensiero»

Impegnata nel corso delle lezioni del cosiddetto semestre filtro della Facoltà di Medicina dell'università Aldo Moro. L'associazione Udu Bari raccoglie le testimonianze dei ragazzi presenti

«Dovrebbe studiare Medicina solo chi proviene dal liceo classico o scientifico» e «se avessi avuto un figlio di 25 anni lo avrei mandato a consegnare le pizze piuttosto che fargli seguire il semestre filtro». Queste frasi, insieme ad altre, sarebbero state pronunciate da una docente impegnata nel semestre filtro della facoltà di Medicina dell’Università Aldo Moro di Bari giovedì pomeriggio, al termine di una lezione. A denunciarlo è l’associazione Udu Bari, dopo aver raccolto la testimonianza dei ragazzi presenti.

«Gli studenti si sono indignati e ce lo hanno riferito», conferma Adriano Porfido, dell’esecutivo di Udu Bari. «A preoccuparci - prosegue - non è tanto il singolo episodio, ma l'impatto che queste frasi hanno avuto sugli studenti. Il semestre filtro è frequentato da persone con estrazione molto variegata, alcune più fragili o grandi di età». Studenti, dice ancora, «sottoposti in queste settimana a un tour de force iper performante. Abbiamo paura che possano demotivarsi e abbandonare. Si tratta comunque di una riforma per noi fallimentare».

L’associazione spiega di voler incontrare quanto prima la docente, della quale non rivela l’identità, in modo che «possa scusarsi per frasi delle quali sicuramente non ha immediatamente capito la gravità. E’ giusto che possa chiarire con gli studenti».

MINISTRO BERNINI: PAROLE CHE TRADISCONO LA MISSIONE DEGLI ATENEI

Il Ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini in merito alle dichiarazioni attribuite a una docente del semestre aperto di Medicina dell’Università di Bari secondo cui solo chi proviene dal liceo classico o scientifico dovrebbe studiare Medicina e un venticinquenne sarebbe meglio che «consegnasse pizze» invece di frequentare il corso afferma che si tratta di «parole che tradiscono la missione stessa dell’Università, fondata sul rispetto, sull'inclusione e sul valore del merito. Diventano ancor più inaccettabili se riferite al semestre aperto di Medicina, pensato per superare test di ingresso e corsi di preparazione privati. Un sistema che allarga le opportunità, garantisce l’accesso indipendentemente dalle condizioni economiche e valorizza i talenti e le aspirazioni di migliaia di giovani. Mi auguro che l’Ateneo e la docente possano chiarire al più presto l’accaduto, perché nessuno studente deve sentirsi escluso o umiliato nel suo diritto di studiare».

LA REPLICA DELL'UNIBA

«In merito alla vicenda che ha coinvolto una docente del nostro Ateneo, che, secondo quanto segnalato da una associazione studentesca ad alcuni organi di stampa, avrebbe utilizzato parole inopportune e discriminatorie riguardo alla frequenza del semestre aperto di Medicina, desidero informare che, appena venuta a conoscenza degli articoli, la docente mi ha immediatamente contattato per chiarire. Allo stesso tempo ho ricevuto, già nella mattinata di oggi, una rappresentanza dell’Associazione Studentesca Udu per comprendere meglio i contorni della vicenda». Lo dice in una nota il rettore dell’Università di Bari Aldo Moro, Roberto Bellotti. Secondo quanto denunciato dall’associazione di studenti, giovedì pomeriggio, al termine di una lezione, una docente del semestre filtro della facoltà di Medicina dell’Università di Bari avrebbe detto che «dovrebbe studiare Medicina solo chi proviene dal liceo classico o scientifico» e "se avessi avuto un figlio di 25 anni lo avrei mandato a consegnare le pizze piuttosto che fargli seguire il semestre filtro».

«Le parole che sono state attribuite alla docente non rappresentano nel modo più assoluto la posizione e il pensiero della docente e della Università. Agli studenti ho voluto ribadire - prosegue il rettore - l’impegno mio personale e dell’Università tutta a vigilare affinché in ogni contesto venga utilizzato un linguaggio ampio, inclusivo e rispettoso, che metta sempre al centro la persona e riconosca le identità e le esperienze di ciascuno».

«La docente - ha aggiunto Bellotti - si è detta pronta a chiarire e che quanto divulgato non è corrispondente al suo pensiero. Mi ha spiegato che l’episodio è avvenuto durante una chiacchierata informale con alcuni studenti, nella quale, a fronte delle difficoltà manifestate da alcuni di loro, avrebbe voluto incoraggiarli a impegnarsi al massimo per non rimanere indietro nel percorso di studi». «L'impegno dell’Università di Bari - conclude - rimane quello di continuare a essere luogo di dialogo, ascolto e rispetto».

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