La riqualificazione
Bari, il «caso» dei lavori in piazza Moro: cantiere fermo da fine luglio, esercenti al collasso
La gestione dell’antica pavimentazione richiede un parere della Soprintendenza che tarda ad arrivare: la consegna della prima tranche dell’opera slitterà almeno a gennaio
Cali di fatturato drastici, un’incertezza assoluta sul futuro, persino la scelta di porre le attività in vendita oppure, nella migliore delle ipotesi, di congelare le posizioni di alcuni lavoratori. Il cantiere per la riqualificazione di piazza Moro sta condizionando pesantemente gli esercenti del primo isolato di via Sparano e soprattutto le attività che affacciano sulla piazza chiusa dallo scorso aprile.
Il disagio, però, rischia di trasformarsi in dramma: le opere della prima tranche avrebbero dovuto concludersi entro il 30 settembre nel piano iniziale, ma è già scontato uno slittamento a fine ottobre che, però, difficilmente potrà essere rispettato. C’è chi parla di fine anno e chi ipotizza molto di più. I lavori, a cura del gruppo Ferrovie dello Stato per un importo di circa cinque milioni da Fondi Pnrr, prevedono un completo restyling di piazza Moro che sarà pedonalizzata, allestita con nuovi spazi verdi arricchita con un sistema per la sosta dei veicoli e ammodernata con un tecnologico sistema di illuminazione. Il cantiere attuale riguarda la zona a nord della rotatoria, sull’area compresa tra l’ultimo isolato di via Sparano, corso Italia, la fontana centrale, via De Cesare e via Niccolò dell’Arca. In seguito i lavori si sposteranno nella zona sud: un tratto più grande e impegnativo che dovrebbe vedere la luce entro giugno 2026.
Lo stop per le basole Già, perché da fine luglio il cantiere, è completamente fermo. La motivazione risiede in un’attività prevista già in conferenza di servizi, riguardante le basole presenti sotto l’asfalto. Ebbene, l’antica pavimentazione non solo è stata ritrovata e catalogata (rinvenuto anche un ipogeo risalente all’epoca bellica che, però, è stato ispezionato ed inserito in un’apposita relazione conclusa lo scorso 18 agosto), ma la Soprintendenza ne ha constatato l’eccellente stato di conservazione al punto da consigliarne il riutilizzo nell’originaria disposizione a «coda di rondine». Per procedere, tuttavia, è necessario un parere speciale della Soprintendenza da Roma, ma, malgrado la richiesta sia partita da Bari all’inizio di settembre, la risposta non è ancora arrivata, sebbene sembri ormai imminente.
Esercenti disperati «Siamo al collasso: rischiamo di chiudere tutti». L’allarme degli esercenti è disperato: malgrado un’estate scandita da flussi turistici consistenti, il calo degli incassi di oltre una dozzina di attività, a causa delle opere in corso, si attesta mediamente oltre il 60%. Tre le richieste che erano state avanzate dai gestori delle attività: innanzitutto, la possibilità di aprire un corridoio pedonale attraverso il cantiere che consentirebbe il passaggio diretto tra la stazione ferroviaria e via Sparano. L’attuale configurazione, invece, impedisce il naturale flusso di persone provenienti dalla stazione verso il centro cittadino, penalizzando fortemente gli esercizi commerciali. I titolari di locali e negozi insistono su una ripresa effettiva e visibile dei lavori, con un numero adeguato di operai impiegati, nonché sulla tempistica certa del termine dell’opera. Infine, si fa appello alla possibilità di considerare forme di ristoro per i danni subiti.
L’appello è già stato messo nero su bianco da alcuni esercizi storici come l’Ottica Zonno, la Libreria Roma, il Bar Sayonara, nonché Jerome Bakery, Grandvision, la gelateria Marrtinucci, la caffetteria My Day, l’apulian food Solho. Tuttavia, le risposte per ora sono negative: l’apertura di un passaggio all’interno del quartiere sarebbe già stata esclusa per indifferibili ragioni di sicurezza, così come appare complessa la strada per eventuali risarcimento.
«Ormai siamo pronti a valutare possibili vertenze», annuncia l’avvocato Walter Carrassi, legale del bar Sayonara del quale è anche rappresentante legale. «Il nostro fatturato è crollato del 70%, la libreria Roma sta avendo un andamento analogo, il Burger King supera il 35%. Abbiamno i frigoriferi spenti da un mese e valutiamo persino di cedere un’attività che caratterizza Murat dal 1902 ed è nell’attuale punto dagli ann’60. Tuttavia, nessuno appare interessato a rilevarla. Così, però, non possiamo proprio andare avanti». «Stiamo attuando rotazioni dei dipendenti: negli ultimi mesi alcuni sono rimasti a casa: senza forme di ristoro, non potremo garantire l’occupazione di prima», aggiungono i gestori di Matinucci. «Al momento - conclude Francesco Dragone, gestore di Solho Apiulian Food - è imprescindibile conoscere almeno date certe sulla fine dell’opera perché, allo stato attuale, dopo un’estate in perdita, l’inverno non sarà invalicabile. Dobbiamo almeno poter programmare strategie per non chiudere».