Il caso
Mangia datteri di mare su TikTok: così Francesco Terlizzi dall’«Isola dei famosi» finisce alla sbarra
L'ex pugile è stato prosciolto per «tenuità del fatto»
Dei datteri di mare, come è noto, è vietata pesca, detenzione, trasbordo, sbarco, trasporto e commercializzazione in qualunque stadio di crescita: la norma (nazionale e comunitaria) li ritiene fonte di distruzione irreversibile per l’ambiente e l’ecosistema marino. L’ex pugile barese Franco Terlizzi, volto noto come ex concorrente del reality televisivo «L’Isola dei Famosi», aveva pensato bene di cucinarne una manciata con un gustoso piatto di pasta, postando poi su TikTok il video dell’impresa. Le immagini diffuse sui social gli sono costate un procedimento penale per detenzione ai fini del consumo di specie protetta. Nei giorni scorsi, a quasi tre anni dalla vicenda (risalente a settembre 2022), il Tribunale di Bari nell’udienza predibattimentale per il rinvio a giudizio, ha disposto il non luogo a procedere «per la particolare tenuità del fatto».
La curiosa vicenda giudiziaria aveva avuto origine da un breve video pubblicato su TikTok in cui Terlizzi appariva seduto a tavola di fronte a un piatto contenente datteri di mare: si vedono i molluschi in padella sui fornelli, poi nel piatto a condimento della pasta e, infine, mentre il protagonista li mangia. Il dattero di mare è considerato una specie di primaria importanza per la conservazione degli equilibri naturali degli ecosistemi costieri, perché vivendo all'interno di alcune specifiche tipologie di rocce, nelle quali crea il suo ambiente vitale scavando cunicoli e gallerie con le secrezioni acide prodotte dalle sue ghiandole, con la sua attività favorisce la proliferazione e la protezione di centinaia di altre specie che vivono sia nei cunicoli scavati dal bivalve sia sulle rocce che ospitano il bivalve al loro interno. Inoltre, la pesca del dattero è particolarmente devastante per l'intera comunità biologica e per l'intero ecosistema di cui è parte fondamentale, posto che per prelevarlo dai suoi cunicoli bisogna frantumare la roccia in cui vive.
Il procedimento che ha visto protagonista Franco Terlizzi si è concluso con una sentenza che potrebbe aver riconosciuto - su questo si è articolata la difesa dell’imputato, assistito dall’avvocato Nicola Pasculli - «l’insussistenza di un concreto allarme sociale e l’assenza di elementi di pericolosità della condotta, valutandola come episodica e priva di rilevante offensività» fa sapere il legale. «La decisione del Tribunale - spiega Pasculli - riafferma il principio di proporzionalità dell’intervento penale e la necessità di distinguere tra ciò che appare e ciò che realmente costituisce reato», evidenziando, cioè, che «la vicenda fosse il frutto di un fraintendimento mediatico più che di un comportamento penalmente rilevante». A margine dell’udienza nella quale l’imputato è stato prosciolto (le motivazioni si conosceranno tra 90 giorni), Terlizzi ha voluto esprimere il proprio rammarico per l’attenzione ricevuta a seguito di questa vicenda: «Sono stato vittima di una persecuzione mediatica prima ancora che penale. Il video è stato travisato e amplificato ben oltre il suo contenuto reale. Oggi finalmente si ristabilisce la verità».