la città

Il Cellar Club di Bari deve restare chiuso. Il Tar conferma: licenza revocata

isabella maselli

Nuovo «no» alla sospensiva, il gestore non si arrende: farà ricorso al Consiglio di Stato

BARI - «The Cellar Club» resta chiuso. La storica discoteca barese, nel cuore del quartiere murattiano (in via Principe Amedeo) ha perso per la terza volta la battaglia cautelare al Tar dopo la revoca dell’autorizzazione amministrativa ad effettuare attività di pubblico intrattenimento con un pubblico di massimo 150 persone. Il locale, aperto per la prima volta nel 1968 e chiuso poi per più di un decennio nel 2010, aveva riaperto le porte alla città, soprattutto giovani, studenti e associazioni, a febbraio 2023. Due anni dopo, il 4 aprile scorso, ha chiuso di nuovo i battenti.

Nella revoca, notificata dal settore Polizia annonaria dopo una verifica effettuata solo qualche giorno prima, il Comune riteneva «non esserci le condizioni generali di sicurezza tali da consentire il prosieguo dell’esercizio dell’attività». Una decisione che è stata subito impugnata dalla società Review. Il Tar, con due decreti e ora con un’ordinanza, ha respinto le richieste di sospensiva (del merito si discuterà più in là), «essendo emersi plurimi e significativi profili di non conformità alle normative legislative e regolamentari in materia di sicurezza e di incolumità pubblica nei locali di intrattenimento aperti al pubblico» ed inoltre «considerato che, nel bilanciamento dei contrapposti interessi coinvolti, debba accordarsi prevalenza ai fondamentali interessi pubblici sottesi al provvedimento impugnato, dovendosi necessariamente ritenere il pregiudizio paventato recessivo». Il danno economico (senza tralasciare le ricadute occupazionali, dal momento che tutti i lavoratori, circa quaranta, assunti a chiamata hanno cessato il contratto) che la società sta subendo per la chiusura, quantificato solo nel primo mese in 800mila euro, ma destinato ad aumentare ogni giorno di inattività, sarebbe cioè meno rilevante dei presunti pericoli per la sicurezza.

Nel sopralluogo concordato del 1 aprile, infatti, la Commissione Comunale di Vigilanza sui Locali di Pubblico Spettacolo aveva rilevato una serie di criticità, tra le quali il venir meno dei requisiti di agibilità perché l’asseverazione del professionista di due anni prima non corrisponderebbe allo stato dei luoghi. I rilievi riguardavano i bagni (uno dei sei di dimensioni ritenute «difformi» rispetto alla normativa), il nulla osta sulla valutazione di impatto acustico, il certificato di idoneità statica dei carichi sospesi («da aggiornare» secondo il Comune), la mancanza di segnalazione fluorescente di tutti i dislivelli, compresi gli scalini. Insomma, secondo i tecnici comunali, «sussistono particolari esigenze di celerità ravvisabili nella salvaguardia dell’incolumità e della pubblica sicurezza». Due giorni dopo il sopralluogo, la società - il 3 aprile - ha trasmesso telematicamente agli uffici comunali una serie di documenti tra quelli contestati dai tecnici: fonometrica, valutazione di impatto acustico, aggiornamento idoneità carichi sospesi, idoneità statica, tavole grafiche degli impianti e dei quadri elettrici. Trascorse meno di ventiquattr’ore, l’amministrazione ha notificato la revoca della licenza (anche se resta autorizzata l’attività di somministrazione di bevande e alimenti che, tuttavia, in un locale dove i giovani vanno per ballare, non è il business principale). Il locale è stato così costretto ad annullare più di quindici eventi già programmati, tra serate universitarie e studentesche e feste private o a tema. La palla, ora, passa al Consiglio di Stato.

Privacy Policy Cookie Policy