le indagini

Morte Fabiana Chiarappa, don Nicola D’Onghia resta ai domiciliari. La sua versione: «Pensavo di aver colpito una pietra»

isabella maselli

Il giudice respinge l’istanza di revoca dell’arresto, la difesa annuncia ricorso al Riesame

BARI - Il racconto di don Nicola D’Onghia, il parroco 54enne arrestato martedì scorso con l’accusa di aver travolto e ucciso, la sera del 2 aprile sulla SS172 tra Turi e Putignano, la 32enne Fabiana Chiarappa, fuggendo poi senza prestare soccorso, non ha scalfito al momento le esigenze cautelari. Il sacerdote ha ribadito davanti al giudice la sua ricostruzione di quella sera, spiegando di non essersi accorto del corpo della donna steso sull’asfalto e di aver pensato di aver colpito una pietra. Una versione, secondo la Procura di Bari e secondo il gip, costruita per allontanare da sé i sospetti. Al termine dell’interrogatorio la difesa dell’indagato, gli avvocati Federico Straziota e Vita Mansueto, ha chiesto la revoca dell’arresto ma il gip ha rigettato la richiesta.

Fino a qualche secondo prima dell’investimento mortale, il prete era al telefono. Ragione per la quale forse era distratto alla guida. Ieri in Procura sono stati convocati - per essere sentiti come persone informate sui fatti - i primi testimoni, tra colleghi sacerdoti e familiari di don D’Onghia, che lui quella sera e il giorno dopo ha ripetutamente contattato. Tra le esigenze cautelari, infatti, c’era proprio il pericolo di inquinamento probatorio. 

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