BARI - Giuseppe Manica «aveva maturato una vera e propria ossessione nei confronti» di Michele Esposito, «a suo dire colpevole di avergli rovinato la vita con le precedenti querele», e «sarà soddisfatto solo quando lo avrà ucciso». È un passaggio dell’ordinanza cautelare con la quale il gip Alfredo Ferraro ha confermato la detenzione in carcere per il 70enne accusato di aver accoltellato il vicino di casa, la sera del 27 febbraio scorso, dopo averlo aspettato nell’ascensore condominiale (un palazzo nel quartiere Poggiofranco) impugnando un coltello da 31 centimetri e averlo ripetutamente colpito al volto e al collo, per poi continuare ad infierire con calci alla testa quando la vittima era ormai quasi incosciente a terra, in una pozza di sangue.
Stando alle ferite medicate in ospedale, dove è stato ricoverato in rianimazione per alcune ore prima di essere dichiarato fuori pericolo, Esposito sarebbe stato colpito da almeno cinque profonde coltellate oltre a «numerose ampie incisure accessorie». Subito Manica ha confessato: «Sono stati io, spero che muore» aveva detto ai carabinieri. E nei giorni scorsi, davanti al giudice, ha di nuovo ammesso i fatti «ma riconducendoli - riassume il gip - a uno stato di forte frustrazione dovuto alle precedenti vicende giudiziarie».
Il giudice non ha dubbi sul dolo. «Alla luce delle modalità del fatto e dell’arma utilizzata - si legge nell’ordinanza - sussiste per lo meno il dolo alternativo». Manica, in altre parole, si sarebbe avventato contro la vittima con un coltello mirando a zone vitali, «prevedendo e volendo alternativamente uccidere e ferire Esposito», sfuggito alla morte «sono in considerazione della strenua difesa». La vittima, infatti, nel tentativo di svincolarsi dalla presa del suo aggressore e dai colpi di lama avrebbe anche ferito manica.
Il gip, condividendo la ricostruzione del pm che coordina le indagini sul delitto, Giovanni Calamita, ha riconosciuto poi che l’azione sarebbe stata «attentamente pianificata». La sequenza dell’aggressione è stata descritta dettagliatamente grazie alle tracce di sangue repertate dagli investigatori durante i rilievi e sulla base delle testimonianze dei vicini che hanno assistito all’agguato. Manica avrebbe aspettato Esposito sul pianerottolo di casa della vittima, al terzo piano, sorprendendolo davanti all’ascensore. Quindi si sarebbe intrufolato nel vano ascensore iniziando a colpire la vittima. L’aggressione sarebbe andata avanti fino al quinto piano e sarebbe proseguita qui, fuori dall’ascensore, dove Manica avrebbe afferrato Esposito per il collo accoltellandolo ripetutamente. E avrebbe continuato a colpire la vittima anche dopo l’intervento di altri condomini con violenti calci alla testa.
Dell’aggressore il gip evidenzia la «preoccupante spregiudicatezza» e «significativa violenza», ritenendo «concreto e attuale il pericolo di reiterazione di reati analoghi, anche con l’uso di armi», tenuto conto che il 70enne è già stato condannato per aver perseguitato la stessa vittima. Un «quadro più che allarmante» dice il giudice, dal momento che l’indagato «non ha neanche mostrato segni di resipiscenza ma, al contrario, ha rivendicato la paternità del fatto, paventando il permanere delle sue intenzioni omicidiarie».