BARI - Gli addetti ai lavori non hanno dubbi: il Bari ha fatto un gran colpo ingaggiando Giulio Maggiore. «Un lusso per la B», «giocatore intelligente», «mezz’ala con perfetti tempi di inserimento», «centrocampista duttile»... ecco alcune delle valutazioni del ragazzo arrivato dalla Salernitana con l’obiettivo di rilanciarsi dopo sei mesi complicati e di aiutare il Bari ad alzare l’asticella all’alba di uno sprint lungo e avvincente.
Percorso non semplice, però. Tutta colpa di una condizione psico-fisica non eccelsa. Minutaggio scarso e anche le scorie di una retrocessione che ha lasciato segni importanti nella «testa» del ragazzo ligure che, fino a pochi ani fa, sembrava destinato a un futuro di alto livello, addirittura con prospettive azzurre.
A Salerno sono stati mesi difficili. Tra ragioni di mercato (saltati i trasferimenti al Pisa e, in extremis, al Venezia) e difficoltà psicologiche dopo la sfortunata annata in serie A.
«La retrocessione è stata pesante per come è arrivata, per una serie di motivi che ti porti dentro. E quindi anche il ritiro non è stato facile da gestire. Sono rimasto lì, ma la testa e la situazione al livello tecnico non erano delle più facili. Ci sono alti e bassi, che vanno affrontati. Quindi è giusto guatdare avanti e provare con tutte le forze a tornare ai livelli massimi, anche sul piano personale».
Il percorso in carriera, tra alti e bassi. Cosa manca a Maggiore per ritornare sui propri standard?
«La mia voglia di rivalsa, di tornare ad essere quello che sono stato e so di essere. La voglia e l’ambizione e il desiderio di tornare a fare quello che so fare è tanta. C’è da lavorare quotidianamente su se stessi e mettersi a disposizione della squadra. Voglio affrontare questo periodo a Bari con grande spirito, voglia e fare questi mesi nel miglior modo possibile e poi capire cosa accadrà l’anno prossimo».
Tanti parlano di lei definendola un calciatore duttile.
«Posso fare entrambi i ruoli, mediano e mezzala. La competizione è fondamentale e può aumentare il mio livello e quello dei compagni. C’è grande voglia di mettermi a disposizione quale che sia il ruolo. Le mie migliori stagioni le ho fatte da mezzala d’inserimento. Un ruolo che mi piace. Però, ripeto, non è un problema occupare altre posizioni».
L’esordio a Castellammare con una condizione atletica approssimativa.
«L’esordio non è stato facile anche per la partita contro un avversario particolare. Mi sto allenamento bene per la terza settimana qui a Bari, sto entrando nei meccanismi al livello tattico e atletico. Non ho alle spalle mesi facili, anzi. Credo di stare meglio e di poter entrare in condizione per fare bene».
L’approccio con mister Longo e con la squadra.
«Positivo da parte dei miei compagni. Con il mister ho parlato sin da subito. C’è voglia di giocare con la palla e mantenere il possesso, queste sono le richieste e le prime settimane sono state molto positive».
Ci racconti la trattativa con il Bari dal suo punto di vista.
«Si è sviluppata negli ultimi giorni, già prima dell’ultima partita pre chiusura mercato. La Salernitana doveva chiudere delle situazioni. Io avevo grande desiderio di venire a Bari. Al procuratore e al direttore ho dato grande disponibilità. Volevo venire in una piazza che vive di calcio, come Salerno. Ho un bel ricordo perché ho fatto il mio esordio con lo Spezia al San Nicola quando avevo 18 anni (13 novembre 2016, 1-1, ndr). In estate è arrivata la richiesta del Pisa, ma per questioni personali, da spezzino, ho declinato con dispiacere. Era una bella occasione contrattuale, ma non me la sono sentita per essere in pace con me stesso. Inzaghi mi voleva fortemente e non è stato semplice dirgli no, abbiamo lavorato insieme proprio a Salerno».
Il rendimento del Bari negli ultimi due mesi non è stato eccezionale: dieci punti in dieci giornate.
«Vedo un gruppo che ha grande voglia di lavorare e migliorare, consapevole dei limiti dell’ultimo periodo. Bisogna guardare anche il lato positivo di una squadra che ha grande ambizione, che non vuole mollare nessun centimetro di qui alla fine».
La formula del contratto, obbligo di riscatto in caso di A. Uno stimolo in più?
«Sicuramente sì. Ma a prescindere da questo c’è voglia di far vedere il giocatore che sono. È un obiettivo che quotidianamente lavorando si può avvicinare. Poi sappiamo quanto sia complicato. C’è voglia di fare bene poi vedremo, cosa sarà tra qualche mese».