Il caso

Bari, Olivieri e il patto con Emiliano per inquinare le primarie della destra: «Votarono i dipendenti delle Asl e delle municipalizzate controllate dalla sinistra»

massimiliano scagliarini

Le dichiarazioni dell'ex consigliere regionale arrestato nel blitz Codice Interno: «Il progetto politico serviva a eliminare il candidato della Lega, che era forte, per polverizzare l'opposizione contro la maggioranza di Decaro»

BARI - Quello che Giacomo Olivieri ha fatto mercoledì mattina nell’aula del Tribunale di Bari, nell’udienza centrale del processo Codice Interno, è stato il racconto di una esperienza politica. Per spiegare - naturalmente dal suo punto di vista, e con la possibilità di poter mentire che è concessa a ogni imputato - in che modo - sempre a suo dire - lui e il governatore Michele Emiliano hanno «sabotato» (stavolta il termine è nostro) le primarie del 2019 per scegliere il candidato sindaco del centrodestra: facendo cioè vincere Pasquale Di Rella, fino a un anno prima presidente del Consiglio comunale per il Pd. «Abbiamo avuto - ha detto Olivieri - un candidato sindaco a me molto vicino per il tramite di Michele Emiliano. Io sono sempre stato un fedelissimo di Michele Emiliano».

Come ci si è arrivati? «Il centrodestra ha commesso una ingenuità», gigioneggia Olivieri rispondendo alle domande del suo avvocato Gaetano Castellaneta. Quando Di Rella, in rotta con Decaro, si dimette da consigliere comunale e annuncia che correrà a sindaco, «vengo contattato da una persona che conoscevo molto bene, il segretario della Lega Enrico Balducci che mi dice: “Guarda Olivieri, abbiamo tutto il centrodestra che vorrebbe essere unito e il governo nazionale a disposizione. Vogliamo un candidato unico. Di Rella insieme a noi nel centrodestra»...

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