BARI - Un tesoretto da oltre 11,3 milioni di euro, pronto ad entrare nelle casse pubbliche stanando definitivamente evasori e furbetti. Al Comune di Bari il 2024 ha regalato una nuova cifra record sul fronte della lotta all’evasione dell’Imu, l’Imposta municipale sugli immobili, quella meno digerita dai contribuenti. A certificarlo i dati della Ripartizione Tributi grazie alla task force, gli 007 del fisco con licenza di scandagliare e incrociare banche dati e posizioni contributive.
Il recupero dell’Imu Alla data dello scorso 10 dicembre sono stati ben 952 gli avvisi di accertamento emessi dagli uffici e notificati ai diretti interessati. Come da prassi il Comune procede alla rettifica delle dichiarazioni incomplete o infedeli e alla rilevazione dei parziali o ritardati versamenti, nonché all’accertamento d’ufficio delle omesse dichiarazioni o degli omessi versamenti, notificando al contribuente, anche a mezzo posta con raccomandata con avviso di ricevimento, un apposito avviso motivato.
E questa intensa attività ha prodotto il recupero di oltre 11 milioni di euro suddivisi tra 7,7 milioni di imposta, 2,3 milioni di sanzioni e un milione e 300mila euro di interessi. Si tratta del recupero di annualità d’imposta pregresse (dal 2023 alle annualità precedenti) che sono divenute definitive nel corso del 2024. E nella lunga lista delle cifre da incassare ci sono casi anche singolari. Uno su tutti la cartella monstre da 693mila euro, riferita al 2018 e lievitata negli ultimi sei anni a oltre un milione di euro a causa delle sanzioni e degli interessi.
Sul fronte apposto ci sono anche cartelle leggerissime, come i 47 euro e 30 centesimi richiesti a un contribuente rispetto all’iniziale importo di 42 euro. Nell’elenco degli avvisi ci sono poi importi di tutti i tipi, alcuni dei quali superano anche i 100mila euro o restano al di sotto dei mille euro.
Le aliquote Imu tra conferme e novità A dicembre scorso il Consiglio comunale ha approvato lo schema delle aliquote Imu 2025. Confermati lo 0,6 per cento per l’abitazione principale di categoria catastale A/1, A/8 e A/9 (immobili di pregio, ville e case di lusso) e relative pertinenze e l’1,06 per seconde case, uffici e negozi. Aliquota dell’1,06 per cento per aree fabbricabili, terreni agricoli e per fabbricati appartenenti al gruppo catastale D (esclusa la categoria catastale D/10) e dello 0,4 per cento per le case in locazione o in comodato.
La vera novità introdotta dalla giunta Leccese riguarda gli alloggi Erp assegnati dalle Arca (gli ex Iacp) e da altri enti: l’aliquota scende dallo 0,46 per cento allo 0,21 per cento. Un abbattimento per fronteggiare l’emergenza abitativa e che impegna le Arca, tramite un futuro protocollo d’intesa a utilizzare i risparmi Imu (stimati in circa 600mila euro all’anno) per la manutenzione degli alloggi popolari.
E grazie a un ordine del giorno presentato da Forza Italia e votato all’unanimità dal Consiglio, la giunta dovrà rivedere alcune scelte. Tra queste la previsione di diminuire l’aliquota dallo 1,06 allo 0,21 per cento per i proprietari di unità immobiliari che rinunciano alle locazioni brevi passando alle locazioni ad uso abitativo. Altro impegno che l’amministrazione Leccese dovrà rispettare, sempre in base all’ordine del giorno di Forza Italia, è la riduzione dallo 1,06 allo 0,76 per cento i fabbricati del gruppo catastale D7 destinati al settore auto «come sostegno alla grave crisi industriale e finanziaria del comparto dell’automotive». In ogni caso nello schema di bilancio di previsione il Comune stima, in linea con gli anni passati, un gettito Imu di ben 91 milioni di euro. Furbetti permettendo.