BITRITTO - Quando all’alba del 20 novembre 2022, nella piazza centrale di Bitritto, il 31enne Francesco Assunto ha atterrato, premendo con le ginocchia contro torace della vittima per 15 minuti, il 27enne Giovanni Palazzotto fino a soffocarlo e ucciderlo, ha agito con una violenza «sproporzionata e gratuita». E non ha desistito «neppure quando Palazzotto agli occhi di tutti i presenti era ormai completamente inoffensivo», con «un atteggiamento di sfida e risentimento», dimostrando «lucidità e freddezza» e un «intento punitivo». Sono le parole con cui il gup Giuseppe Montemurro motiva la condanna a 14 anni di reclusione, con rito abbreviato, nei confronti del barman Assunto, imputato per omicidio volontario.
Nelle motivazioni della sentenza di primo grado, il giudice ripercorre l’intera vicenda, a partire dall’analisi minuto per minuto dei fotogrammi che hanno immortalato il delitto. Palazzotto era giunto a notte fonda nella piazza, alle 4.56, barcollando, urlando frasi incomprensibili e tirando calci al distributore automatico di una tabaccheria. Poi era entrato in un bar, dando calci e pugni agli arredi, per poi dirigersi verso il Coffee Time di Assunto. Da questo momento, sono le 5.17, è tutto documentato dalle telecamere. Assunto esce dal bar per impedirgli di entrare, Palazzotto si appende alla maniglia della porta di ingresso e inizia a dare calci, testate e spallate alla vetrina, «letteralmente fuori di sé» lo descrivono i testimoni oculari. La vittima urla «aiuto», «emettendo versi animaleschi, urla selvagge». Un minuto dopo, sono le 5.18, Assunto atterra Palazzotto con forza e, «dopo averlo colpito nella parte superiore del corpo con sei violenti pugni, si posiziona con le ginocchia sulla parte dorsale della gabbia toracica e lo spinge anche con le mani per tenerlo fermo, mantenendo tale posizione per alcuni minuti»: dalle 5.19 alle 5.29, quando cambia posizione continuando a spingerlo con le mani ma spostando le ginocchia, fino alle 5.34. L’ultimo movimento di Palazzotto è documentato dalle telecamere alle 5.26, mentre la respirazione si ferma alle 5.30. L’imputato, però, non lasciava ancora la presa, continuando a stargli addosso, nonostante l’esortazione dei passanti. Alla 5.29 si sente nelle registrazioni la voce di un uomo che dice «non si muove più, è morto».
L’autopsia ha stabilito che il decesso è stato determinato da una «asfissia acuta meccanica e violenta», causata dalla «compressione prolungata del mantice respiratorio», ritenendo l’abuso di droga e alcol - acclarate dagli esami tossicologici - concause del decesso, ma non certo cause determinanti. Palazzotto, evidenzia il giudice, «per tutto il tempo ansima e chiede aiuto, chiede di essere liberato, cerca di divincolarsi dalla presa dimenando le gambe», in una «progressiva mancanza di forze e pericolosità», «i lamenti che si affievoliscono sempre più». Ma l’imputato incurante non molla: «io sto lavorando, non a perdere tempo e non ne voglio sapere di nessuno» dice. Nei minuti successivi il respiro del 27enne è «sempre più affannoso», i presenti esortano Assunto ad allentare la presa ma l’imputato, «visibilmente innervosito, non lo lascia andare». Secondo il gup «è vero che non può ritenersi che Assunto mirasse a procurare la morte di Palazzotto, ma è senz’altro da ritenersi provato che abbia protratto l’azione di neutralizzazione certamente sproporzionata e gratuita, pur a fronte dell’evidenza, da tutti i presenti percepita, del possibile epilogo nefasto poi verificatosi che aveva concretamente non soltanto previsto ma voluto». E mentre continua a premere sul torace della vittima, che lentamente sta morendo, si preoccupa dei cornetti che rischiano di bruciare in forno. Per lui, secondo il giudice, nessuna attenuante è possibile.