BARI - Il termine per la decisione sull’eventuale scioglimento del Consiglio comunale di Bari per infiltrazioni mafiose scade il 7 febbraio. C’è dunque ancora un mese pieno. Anche per questo, a quanto sembra, l’esito del procedimento avviato a marzo non dovrebbe arrivare né nel prossimo Consiglio dei ministri né in quelli successivi.
È quanto trapelato ieri dopo che già a fine dicembre era stato invece ipotizzato che il Viminale avesse concluso l’istruttoria sul caso Bari, avviata con la nomina degli ispettori della Prefettura a seguito dei 130 arresti dell’inchiesta Codice interno sui rapporti tra mafia e politica. Un lavoro di approfondimento che non dovrebbe portare allo scioglimento ma potrebbe implicare sanzioni nei confronti di dirigenti comunali, o anche - in parallelo - alla nomina di «tutor» per la gestione delle aziende partecipate attraverso l’applicazione di una norma contenuta nel Codice antimafia. Eventualità, quest’ultima, che non rientrando (come lo scioglimento) nel procedimento disciplinato dal Testo unico per gli enti locali, ed essendo di stretta competenza ministeriale, non ha un termine temporale definitivo. Anche l’eventuale decisione negativa sullo scioglimento deve invece arrivare nel termine previsto, e verrà nel caso comunicata al sindaco Vito Leccese dal prefetto di Bari.
Il Consiglio dei ministri, che probabilmente si terrà domani pomeriggio, dovrà invece occuparsi di altri dossier a partire da quello sul terzo mandato delle Regioni che riguarda - seppur tangenzialmente - anche la Puglia...