BARI - I chiarimenti forniti nell’interrogatorio del 27 novembre dimostrano “un atteggiamento collaborativo” che ha convinto il gip Giuseppe Ronzino a concedere i domiciliari all’imprenditore Giovanni Crisanti, finito in carcere il 12 novembre nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti alla Asl di Bari.
Crisanti (assistito dall’avvocato Cristian Di Giusto), 67enne costruttore di Bari, risponde insieme ai dipendenti della Asl (Nicola Sansolini, Nicola Iacobellis e Conny Sciannimanico) di associazione per delinquere, perché - secondo l’accusa - sarebbe stato il loro tramite con gli altri imprenditori che si aggiudicavano gli appalti per il pagamento delle tangenti. Il gup Ronzino ha disposto che andrà ai domiciliari con il braccialetto elettronico: la Procura ha dato parere positivo, dopo che un'analoga richiesta avanzata dopo l'interrogatorio di garanzia aveva avuto invece parere negativo. Segno che l'interrogatorio chiesto dalla difesa ha permesso di ricostruire diversi aspetti della vicenda, attenuando quindi le esigenze cautelari.
Anche Crisanti, del resto, è stato incastrato dalle foto e dai video. "Ho pagato per ottenere favori - ha detto durante l'interrogatorio -. I soldi me li davano Gadaleta e Murgolo (gli altri due imprenditori arrestati, ndr) perché io facevo da tramite con i dirigenti Asl, in particolare Sansolini, che ho conosciuto da quando è arrivato in Asl circa sei anni fa. Con Iacobellis ci conosciamo da ragazzini. A volte ho portato soldi anche a Connie Sciannimanico".