I retroscena
«I tempi sono cambiati: dobbiamo essere più attenti», gli indagati erano consapevoli della «difficoltà di prendere tangenti»
Agli atti il loro atteggiamento beffardo: «Quante ne dobbiamo fare». Carte false: «Diciamo che c’erano le infiltrazioni d’acqua», e cosi aumentavano i costi
BARI - «Quand n’ama fa». Alla forza delle immagini si aggiunge quella delle parole. Il 17 aprile 2024 Giovanni Crisanti, «al momento del conteggio del denaro da consegnare ai funzionali pubblici», utilizza l’espressione dialettale equivalente di «Quante ne dobbiamo fare», si legge nell’ordinanza restrittiva. Insomma, capitava che il presunto pagamento di una mazzetta fosse «accompagnato da frasi iconiche e beffarde che suggellavano, ancora una volta» il patto illecito tra lo stesso Crisanti e il pubblico ufficiale di turno.
Perché c’è anche questo nell’inchiesta sulle presunte tangenti in cambio di appalti in alcune strutture sanitarie dell’Asl di Bari. L’atteggiamento «beffardo» che fa quasi il paio con i fantasiosi soprannomi utilizzati dal gruppo finito sotto inchiesta. C’erano il Gatto e il Grande; il Piccolo e Rain Man; D'Artagnan e Baffetto; Pupazzetto e Cicciobello...
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