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L’uomo di Altamura a Lamalunga: uno dei proprietari della grotta risarcito per il ritardo del premio

 
Linda Cappello

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Linda Cappello

L’uomo di Altamura a Lamalunga: uno dei proprietari della grotta risarcito per il ritardo del premio

Il Ministero della Cultura è stato condannato a pagare 40mila euro, oltre a 35mila euro come compensi del perito che fu nominato dal Tribunale per effettuare una valutazione dei reperti

Sabato 02 Novembre 2024, 12:57

BARI - Sono passati più di 20 anni fra il ritrovamento dell’Uomo di Altamura e l’erogazione dell’indennità nei confronti dei proprietari del fondo su cui è stato effettuato il ritrovamento. Un lasso di tempo troppo lungo, secondo i giudici del Consiglio di Stato, i quali hanno scritto che «il rilevante ritardo con cui l’amministrazione ha concluso il procedimento appare frutto di ingiustificata inerzia e di lentezze nello scambio delle comunicazioni tra gli uffici dell’amministrazione e tra questi e i privati». Con la conseguenza che ora il Ministero della Cultura è stato condannato a pagare 40mila euro in favore di una dei proprietari della Grotta di Lamalunga, oltre a 35mila euro come compensi del perito che fu nominato dal Tribunale per effettuare una valutazione dei reperti.

I giudici amministrativi hanno così accolto il ricorso della ricorrente, assistita dagli avvocati Natalia Pinto e Gianfranco Rossi. Il ritrovamento dello scheletro - e di alcuni alcuni reperti paleontologici faunistici - risale al 1993. Così come previsto dalla legge, i proprietari del fondo hanno diritto a ricevere un «premio» del 25 per cento del valore dei ritrovamenti. Siamo nel 1999 quando i proprietari della Grotta effettuano una stima di parte, che però viene ritenuta non congrua. A distanza di due anni, il Comitato di settore beni archeologici valuta l’Uomo di Altamura 250mila euro, e 50mila gli altri reperti. A questo punto, il braccio di ferro fra le parti approda al Tribunale civile di Bari, ma nel frattempo siamo già arrivati nel 2008. Dopo un accertamento tecnico durato due anni, il perito valuta i reperti in un milione e 800mila euro. Solo nel 2014 il ministero della Cultura eroga la somma, pari a 450mila euro complessivi.

«La complessità delle operazioni di stima di beni che il Ministero ha allegato a propria difesa - si legge in sentenza - non può di per sé giustificare l’ingente lasso di tempo impiegato nel caso di specie. Sul punto, deve anzitutto osservarsi che il Ministero non ha specificamente descritto e documentato come si siano svolte le operazioni con cui è pervenuto alla stima dei beni, non ha indicato quali siano state le tempistiche di tali operazioni e quali siano state nello specifico le difficoltà tecniche incontrate per l’effettuazione delle medesime». E ancora: «Ai fini del giudizio sulla sussistenza della colpa in capo all’amministrazione, è significativo anche il tempo da questa impiegato per la liquidazione del premio una volta effettuata la stima da parte del perito nominato dal presidente del Tribunale: nonostante i lavori si siano conclusi l’8 febbraio 2011 ed i proprietari abbiano inviato una prima diffida volta ad ottenere il pagamento il 6 giugno 2011, il premio è stato effettivamente corrisposto solo il 20 giugno 2014».

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