GRAVINA IN PUGLIA - Non esiste il pericolo di fuga che avrebbe giustificato il fermo di Giuseppe Lacarpia. Ma il gip Valeria Isabella Valenzi ha disposto la custodia cautelare per il 65enne di Gravina accusato dell’omicidio della moglie Maria Arcangela Turturo, avvenuto il 6 ottobre 2024. L’uomo resta dunque nel carcere di Bari.
Lacarpia, secondo l’accusa, avrebbe dapprima dato fuoco all’auto, con la moglie all’interno. Nonostante la donna sia riuscita a uscire, Lacarpia l’avrebbe bloccata a terra esercitando pressione sul suo corpo, provocandole fratture costali e un arresto cardiaco poi risultato fatale.
Diversi testimoni, tra cui tre giovani presenti sul luogo dell’incidente, hanno riferito di aver visto Lacarpia a cavalcioni sul corpo della moglie, mentre premeva con forza sul petto o sulla gola della donna, che si dimenava cercando di liberarsi. Le dichiarazioni dei testimoni e un video registrato da una di loro, confermano l’aggressione.
La vittima, prima di morire, ha accusato il marito di aver tentato di ucciderla, riferendolo sia agli agenti intervenuti che alla figlia, in ospedale. Le condizioni fisiche della donna, con fratture multiple e ustioni diffuse, non sono compatibili con la versione dell’incidente stradale raccontata da Lacarpia, che affermava di aver perso il controllo dell’auto e di aver cercato di salvare la donna.Il giudice ha ritenuto che gli indizi raccolti, tra cui le dichiarazioni della figlia e le prove fornite dai Vigili del Fuoco, suggeriscono che l’incendio dell’auto sia stato intenzionale, e che l’aggressione successiva fosse premeditata: nei giorni precedenti Lacarpia avrebbe manifestato comportamenti sospetti, che fanno pensare appunto ad una premeditazione. Il giudice ha comunque ritenuto che «l’elemento più probante» a carico di Lacarpia sia «senza dubbio» il video realizzato dalla ragazza che insieme a due amici ha incrociato l’auto incendiata, vedendo l’uomo che era salito addosso alla moglie cercando di strozzarla: si vede l’uomo che «tiene ferme entrambe le braccia mentre esercita pressione sul torace della donna», mentre invece «il massaggio cardiaco implica una compressione ritmica del torace».
Il giudice non ha convalidato il fermo disposto dalla Procura domenica scorsa per mancanza di pericolo di fuga, ma ha applicato la custodia cautelare in carcere ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza.