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Bari, resterà sotto sequestro l’impero costruito da Vitino l’Enèl

Bari, resterà sotto sequestro l’impero costruito da Vitino l’Enèl

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Bari, resterà sotto sequestro l’impero costruito da Vitino l’Enèl

Il Tribunale di Bari ha rigettato l’istanza della famiglia Martiradonna

Domenica 06 Ottobre 2024, 06:00

BARI -  Vito Martiradonna, meglio noto a Bari come Vitino l’Enèl, con i suoi due figli Michele e Mariano, hanno provato a bloccare le confische dei loro beni, barche, case e gioielli del valore di milioni di euro, stabilite cinque anni fa con sentenza - ormai irrevocabile - nel procedimento su un presunto giro di scommesse online illegali. I giudici, però, hanno detto loro di no. Quei beni ormai confiscati e diventati proprietà dello Stato, rimarranno dove sono e non torneranno nelle mani della famiglia Martiradonna.

All’epoca, era il dicembre 2019, in quattordici patteggiarono pene tra i tre anni e i 16 mesi di reclusione. Tra loro c’era anche il cantante Tommy Parisi, figlio del boss di Japigia Savinuccio. Contestualmente ai patteggiamenti, il gip ratificò le confische collegate a quei reati (associazione per delinquere, riciclaggio e autoriciclaggio, truffa e reati tributari, raccolta abusiva di scommesse, trasferimento fraudolento di valori e intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa): beni del valore complessivo di circa 22 milioni di euro. Agli imputati la Dda di Bari contestava di aver creato, tra il 2009 e il 2018, un sistema transnazionale di scommesse illegali online, stringendo accordi anche con gruppi malavitosi in Sicilia, Campania e Calabria. Dalle attività investigative - sviluppate attraverso intercettazioni telematiche e telefoniche, acquisizioni documentali, indagini finanziarie e audizioni di collaboratori di giustizia - è emerso che il gruppo si avvaleva di società di diritto maltese nonché delle cosiddette «skin», società di diritto estero provviste di licenze per operare nel settore dei giochi e delle scommesse rilasciate dalle Antille olandesi e non riconosciute in Italia. Attraverso queste società e utilizzando siti web irregolari, gestivano, senza i prescritti titoli abilitativi, scommesse online con un volume di affari illecito di ben 650 milioni di euro...

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