BARI - Sovraffollamento, criticità nell’assistenza sanitaria, carenze di spazi per il tempo libero e le attività rieducative, salubrità e adeguatezza della struttura: sono gli aspetti che i penalisti baresi verificheranno domani nella visita che fanno nel carcere di Bari. La Camera Penale di Bari, nell’ambito dell’iniziativa nazionale «Ristretti in Agosto» proposta dall’Unione delle Camere Penali Italiane con il proprio Osservatorio Carcere, ha organizzato la visita nel penitenziario di Carrassi, invitando anche i parlamentari baresi. Al momento hanno dato conferma della partecipazione Davide Bellomo (Lega), Marco Lacarra (Pd) e Ignazio Zullo (FdI).
«Lo scopo - spiega la presidente dei penalisti baresi, l’avvocato Marisa Savino - è denunciare l’emergenza del sovraffollamento delle carceri e dare voce a chi voce purtroppo non ne ha. E abbiamo invitato i parlamentari - aggiunge - perché la voce detenuti arrivi in Parlamento».
Presidente Savino, l’appuntamento di domani per voi penalisti è un impegno che si rinnova ogni anno e, ogni anno, riscontrate criticità. L’emergenza carceri, del resto, è un tema quanto mai caldo, al centro del dibattito politico anche questa estate. Cosa vi aspettate dalla visita?
«Vogliamo verificare le condizioni di salute dei detenuti che ci sarà permesso incontrare, visiteremo una sezione e, se possibile, gli spazi di intrattenimento comuni, per capire se la casa circondariale di Bari sia idonea. Se c’è disponibilità da parte loro, vorremmo anche che i detenuti ci raccontino le loro storie. La nostra presenza serve a far capire loro che non sono soli».
Ma in fondo voi penalisti il carcere lo vivete quasi quotidianamente tramite i vostri assistiti detenuti, quindi le problematiche le conoscete già.
«Quando andiamo in carcere, l’unico accesso che possiamo fare è alla stanza colloqui, quindi il primo corridoio all’ingresso. Adesso invece siamo autorizzati ad accedere nelle sezioni, a vedere gli spazi comuni, dove mangiano, dove si intrattengono, nelle celle. Già sappiamo che la struttura ha problematiche legate all’umidità, per esempio nell’ambiente destinato alla chiesa e nella biblioteca. Sappiamo delle criticità, ma abbiamo bisogno di vedere se le cose sono peggiorate».
Uno degli aspetti più allarmanti è quello del sovraffollamento (a Bari mediamente ci sono quasi 400 detenuti a fronte di una capienza di 260 posti), comune a tanti penitenziari italiani. A questo si aggiunge in maniera inversamente proporzionale la carenza di organici della Polizia penitenziaria. Anche questo è un tema dell’emergenza carceri.
«Certamente. Infatti quest’anno oltre ad incontrare i detenuti intendiamo parlare anche con gli agenti di polizia penitenziaria. Lo abbiamo sollecitato espressamente quando abbiamo chiesto l’autorizzazione per la visita, perché sappiamo che sono sotto organico e che vivono situazioni di forte stress. La situazione delle carcere è una tragedia di Stato che si riversa sul detenuto ma anche sul agenti che sono deputati alla loro custodia e che è anocra senza risposte efficaci».
E poi c’è il problema dei detenuti affetti da patologie psichiatriche, alcuni dei quali incompatibili con il carcere. È il caso di uno dei quattro detenuti protagonisti della protesta scoppiata la notte del 17 agosto e culminata con l’aggressione ad un agente.
«Quell’ultimo episodio a quanto pare è stato un evento occasionale che però ha avuto tanta risonanza perché il tema è caldo. Ciò non toglie che quello dei detenuti psichiatrici e in generale dei reclusi con patologie, sia un problema molto serio, legato però alla gestione della sanità penitenziaria. La Asl deve porsi il problema dell’assistenza ai detenuti oncologici, psichiatrici, al diritto dei detenuti ad essere visitati in tempi ragionevoli. Sarebbe molto utile un confronto, anche pubblico, con le autorità sanitarie del territorio per parlare di medicina penitenziaria».
Presidente, in chiusura, cambiamo argomento. Ormai da mesi la Camera penale di Bari sta protestando per le limitazioni di accesso agli uffici della Procura, organizzando anche giornate di astensione dalle udienze. È cambiato qualcosa?
«Al momento no. Valuteremo a settembre se intraprendere azioni ulteriori dopo gli scioperi di luglio, anche se confidiamo sempre nel confronto aperto che possa portate a soluzioni differenti».