GRAVINA - Le note di «Meravigliosa creatura» in apertura della Santa Messa, hanno sancito il passaggio di Irene alla vita immortale, facendosi colonna sonora del suo ultimo viaggio sulla terra. Perché Irene era un «inno alla bellezza», come l’ha definita don Mario Marino durante l’omelia di ieri; «trascinatrice, generosa, con i suoi ideali di unità difficili da scalfire»: un modello di vita che ha attinto dai suoi genitori e che continuerà a vivere nell’indissolubile legame che unirà sua mamma Carla, sua sorella Mara e suo fratello Vito, in nome di papà Pippo e Irene. Ieri, durante l’ultimo saluto a Irene Agostinacchio, la ragazza coinvolta nell’incendio divampato probabilmente a causa di una fuga di gas nella casa di famiglia di Porto Cesareo, nella notte tra il 14 e il 15 agosto scorso, il dolore è penetrato nella pelle dei numerosissimi amici e familiari assiepati nella chiesa Spirito Santo, persi nel buco nero di una tragedia.
La ragazza, 23 anni, studentessa al quarto anno della facoltà di odontoiatria all’Università Cattolica, è spirata dopo quasi cinque giorni di agonia, a distanza di appena tre giorni da quando il cuore del suo papà, Giuseppe Agostinacchio, 58 anni, ha smesso di battere, per via delle complicanze dell’esplosione, in cui è rimasto coinvolto anche il fidanzato di Irene, le cui condizioni restano critiche. Irene è stata salutata tra le lettere e le lacrime dei suoi amici, in un fragore di campane e applausi, quasi a voler silenziare il boato di quella deflagrazione che la famiglia Agostinacchio non potrà più dimenticare.
Le speranze per la ragazza si sono infrante alle ore 14 di lunedì. Da poco terminate le operazioni di tumulazione del papà nel cimitero di Leverano, lì dove Irene sarà sepolta questa mattina, quando la mamma, sua sorella e suo fratello erano tornati da lei in ospedale a Brindisi per continuare a lottare insieme, Irene è scivolata nel sonno eterno. Evidentemente non ha retto al dolore che l’avrebbe attesa al risveglio; è spirata in quel letto di ospedale dove le sue condizioni sono apparse da subito critiche.
Dal 15 agosto, dopo quella tragica notte consumatasi in un unico flash, Gravina si era stretta attorno alla famiglia. E quando papà Pippo, noto odontoiatra, dalle mille passioni e dal sorriso sempre a portata di amici e pazienti, ha smesso di lottare, l’intera comunità aveva cominciato a sperare ancor di più, immaginando che il sacrificio del papà potesse rendere omaggio alla seconda vita di Irene, con quel miracolo che purtroppo non c’è stato. Toccherà a Carla, Mara e Vito portare sulle spalle il fardello di un lutto impossibile da elaborare, di due vite strappate troppo presto dal futuro, eppure ci sono luci potenti anche nei momenti bui: ora Pippo e Irene camminano mano nella mano in uno spazio infinito, in cui sciare, fare trekking, ascoltare i Depeche Mode, le loro passioni comuni, sarà momento di costante condivisione, e insieme stella polare per guidare i cari rimasti quaggiù.