Il caso
Bari, scandalo ospedale Covid: l’appalto truccato all’insaputa di chi lo ha vinto
I 17 faldoni dell’indagine. L’ipotesi: Lerario scelse l’impresa che appariva più rapida. Nessuna prova di accordi con Cobar
BARI - L’ipotesi è che l’ex dirigente della Protezione civile, Mario Lerario, e l’ex funzionario regionale Antonio Mercurio abbiamo truccato la gara d’appalto da 9 milioni per l’ospedale covid in Fiera del Levante con lo scopo (diretto) di affidare i lavori all’impresa che dava loro più garanzie in termine di rispetto dei tempi (strettissimi) imposti dalla Regione per l’apertura. E magari con l’obiettivo recondito, almeno per Lerario, di crearsi nuove «opportunità» attraverso i subappalti.
In questo senso si legge l’impostazione accusatoria che la Procura di Bari ha dato all’inchiesta sugli appalti dell’emergenza gestiti da Lerario tra 2020 e 2022 per oltre 100 milioni. Con la procedura principale, l’ospedale Covid costato alla fine quasi 25 milioni, affidato alla Cobar di Altamura il cui allora procuratore Domenico Barozzi non risulta tra le 10 persone cui viene contestato il concorso in turbativa d’asta. La gara, insomma, sarebbe stata truccata all’insaputa dell’impresa che la ha poi vinta. E Barozzi sarebbe una sorta di Scajola degli appalti.
I 17 faldoni di atti che il procuratore Roberto Rossi ha depositato con la chiusura indagini ricostruiscono la genesi degli accertamenti condotti dalla Finanza. E ricordano che Domenico Barozzi, insieme a Lerario e Mercurio, nel febbraio 2023 è stato destinatario di un avviso di proroga che ipotizzava - appunto - il concorso nella turbativa d’asta (per l’appalto truccato) e il falso in atto pubblico (per gli ordini di servizio che hanno fatto raddoppiare il valore dei lavori)...