BARI - «L’accesso, a qualsiasi titolo, agli uffici giudiziari della Procura della Repubblica di Bari, per rispetto nei confronti delle istituzioni che quei luoghi rappresentano» è «possibile soltanto con un abbigliamento consono e decoroso e, pertanto, sarà vietato l’ingresso a coloro che si presentano in pantaloncini corti, bermuda, ciabatte, canottiere e via elencando». È il contenuto di una circolare firmata nei giorni scorsi dal procuratore di Bari Roberto Rossi e trasmessa a tutte le categoria del mondo della giustizia: personale addetto alla sicurezza, personale amministrativo, forse dell’ordine e polizia giudiziaria, magistrati inquirenti e avvocati. La comunicazione, perché abbia la più ampia diffusione, è stata pubblicata anche sul sito web della Procura sotto il titolo «Disposizioni in materia di accesso agli uffici - decoro abbigliamento».
Decoro è, in effetti, la parola chiave di questa disposizione. Il procuratore Rossi ha deciso di mettere nero su bianco un «invito», che se ignorato diventa un divieto di accesso, a vestirsi in modo adeguato, «considerato - scrive il procuratore nella circolare - che occorre garantire che l’attività giudiziaria si svolga in un contesto di decoro consono all’importanza dell’attività svolta» e «ritenuto che per il raggiungimento di tale obiettivo sia necessario un abbigliamento appropriato».
Perché questo sia rispettato, il personale addetto alla sicurezza «dovrà vigilare sull’osservanza del provvedimento e dovrà impedire l’accesso a chi non rispetta la disposizione». Nelle aule di giustizia, dunque, non si può entrare in pantaloncini e canottiera, come se si accedesse ad una spiaggia. Perché la forma, spesso, è sostanza.