Il caso

Omicidio Capriati, «Non ho preso io la pistola»: nega tutto la donna che era in auto con Lello

Luca Natile

Angela De Cosmo, 35 anni, di Triggiano, arrestata la scorsa settimana per detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, con l’aggravante mafiosa, ha negato ogni addebito nel corso dell’interrogatorio di garanzia

BARI - Ha negato di aver visto cadere dal corpo dell’uomo che era in macchina con lei, Raffaele Capriati, mentre questi, colpito a morte da due sicari veniva estratto esanime dall’auto sulla quale stavano viaggiando insieme, una pistola o altro genere di arma, tantomeno di averla raccolta e portata via.

Angela De Cosmo, 35 anni, di Triggiano, arrestata la scorsa settimana per detenzione e porto illegale di arma da fuoco in luogo pubblico, con l’aggravante mafiosa, ha negato ogni addebito nel corso dell’interrogatorio di garanzia tenuto davanti al giudice delle indagini preliminare Francesco Vittorio Rinaldi. La donna, almeno per il momento resta in carcere.

La sera del Lunedì dell’Angelo, lo scorso primo aprile, Angela De Cosmo e Raffaele Capriati, 41 anni, detto Lello, figlio di Sabino e nipote del «padrino» di Bari Vecchia, Tonino Capriati, erano insieme sulla macchina di lei, una Fiat 500 e stavano percorrendo via Morelli e Silvati a Torre a Mare . Lei aveva preso a frequentare Capriati con una certa assiduità a partire dal mese di agosto. Gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, le hanno notificato l’ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere, emessa dal gip Rinaldi, su richiesta dei pubblici ministeri antimafia Federico Perrone Capano e Marco D’Agostino.

Le viene contestata l’aggravante mafiosa «avendo commesso il fatto - si legge negli atti d’accusa - alla presenza di numerose persone, in luogo di passaggio, nella consapevolezza della condizione di omertà, ed al fine di agevolare il sodalizio denominato clan Capriati....consolidandone il prestigio mafioso ed al fine di consentire allo stesso una pronta risposta al delitto di omicidio, in danno di Capriati Raffaele, consumato poco prima.»

Dalla testimonianza rilasciata agli investigatori dalla stessa indagata quella sera di due mesi fa, lei e Lello erano appena saliti in macchina e lei era alla guida quando all’altezza del civico 1 di via Morelli e Silvati, sono stati raggiunti e affiancati sul lato destro, quello del passeggero, da una moto con due persone a bordo che hanno aperto il fuoco all’indirizzo dell’uomo.

Percorsi due isolati, raggiunta via Bari, all’altezza del civico 1, la 500 si è fermata nello spazio riservato alla fermata dell’autobus. La De Cosmo sostiene di aver chiesto aiuto a due ragazze di 16 anni, entrambe in attesa del passaggio dell’autobus, invitandole a chiamare qualcuno. Cosa che le giovani hanno fatto immediatamente telefonando alla centrale operativa del 118 senza però riuscire a fornire indicazioni precise. Cosa che sono riuscite a fare dopo aver consultato Google maps e richiamato il soccorso sanitario.

La Polizia sostiene che Angela è risalita in auto e si è allontanata a tutta velocità da Torre a Mare dopo l’arrivo dei soccorritori. L’hanno rintracciata alcune ore più tardi presso la sua abitazione. Non aveva un graffio. La Fiat 500 è stata trovata il giorno dopo con il finestrino in frantumi.

Della pistola, dopo dieci settimane, ancora nessuna traccia se non nelle testimonianze di alcune persone che quella sera si trovavano in via Bari a partire dalle due ragazze. Un racconto che è stato utile per stabilire che Lello Capriati la sera di Pasquetta era uscito di casa armato forse per timori di venire aggredito. L’arma è ancora in circolazione e potrebbe prima o poi finire nelle mani di chi, all’interno del clan Capriati, oggi vuole vendetta per la morte di Raffaele. La vittima era fratello di Domenico Capriati, 49 anni, assassinato nel novembre del 2018, in via Archimede a Japigia e di Filippo, attualmente in carcere.

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