Dopo averne prestati 700

A Carrassi estorsione in una salumeria di quartiere: l'aguzzino voleva 7mila euro

Isabella Maselli

In cella un pregiudicato 47enne. Minacciato di morte il commerciante e la sua famiglia. L'esercizio in via Fanelli

BARI - Ha vissuto per sei mesi sotto la minaccia di ritorsioni se non avesse onorato il debito contratto a novembre 2023: 700 euro a fronte dei quali l’aguzzino pretendeva la restituzione di 7mila euro. Con le accuse di estorsione aggravata e usura la squadra mobile ha arrestato un pregiudicato 47enne di Bari, Giovanni Belviso. La misura cautelare, eseguita in flagranza la mattina del 17 maggio, è stata convalidata con successiva applicazione della custodia in carcere. La Procura contesta all’indagato anche il reato di stalking, ma la gip Valeria Isabella Valenzi non lo ha riconosciuto, ritenendolo assorbito nell’estorsione.

Vittima del 47enne il titolare di una salumeria in via Fanelli. Il commerciante all’inizio di novembre dello scorso anno aveva ricevuto una cartella esattoriale di 3mila euro. Non avendo liquidità disponibile e non potendo rivolgersi ad una banca, non avrebbe avuto altra scelta che chiedere aiuto a Belviso, conosciuto nel quartiere come un «prestasoldi». L’accordo per restituite il prestito iniziale di 700 euro era quello di consegnare entro 15 giorni 1500 euro, quindi 800 euro in più a titolo di interessi. A dicembre, però, il commerciante, non riuscendo a pagare l’intero importo, avrebbe consegnato solo 500 euro. In poche settimane le pretese di interessi sul prestito avrebbe fatto schizzare il dovuto di migliaia di euro. L’aguzzino avrebbe chiesto 300 euro per ogni settimana di ritardo, poi rinegoziati in 250 euro a settimana per 25 settimane: quindi un totale di oltre 6mila euro.

Per alcuni mesi il commerciante sarebbe riuscito a pagare quasi tutte le rate (circa 3mila euro in totale) ma a inizio maggio, con il debito ancora in buona parte da rendere, le minacce sarebbe aumentate e anche la paura della vittima di subire ritorsioni.

Un giorno Belviso lo avrebbe fermato per strada afferrandolo per la giacca e strattonandolo; in un’altra occasione lo avrebbe chiamato ripetutamente per poi presentarsi al negozio pretendendo pagamenti immediati, trattando il commerciante «come un bancomat» si legge negli atti, oltre ad appropriarsi senza pagare di numerosi prodotti alimentari. «Se entro stasera non mi dai almeno 300 euro ti rompo la testa e tutti i denti» gli avrebbe detto. Una situazione che aveva fatto precipitare la vittima in una condizione di paura tale da arrivare a pensare di farla finita. Di qui, prima di lasciarsi andare ad un gesto estremo, la decisione di tentare la strada della giustizia, rinvolgendosi alle forze dell’ordine. La prima denuncia è del 13 maggio scorso. Nei giorni successivi il commerciante ha raccolto la documentazione bancaria attestante i vari prelievi fatti da novembre ad oggi per pagare l’usuraio, ha registrato alcune conversazioni con il suo aguzzino e ha appuntato a penna su un foglio manoscritto date e importi: materiale che ha consegnato in Questura quando è tornato per formalizzare la denuncia. I poliziotti della Squadra Mobile, d’accordo con il salumiere, hanno segnato quattro banconote da 50 euro che l’indomani (il 17 maggio) avrebbe consegnato a Belviso. La mattina dopo quindi, mentre un agente era nascosto nel retro del negozio, l’indagato come da programma è andato in salumeria pretendendo il denaro. Insoddisfatto dei 200 euro, cifra inferiore alla pretesa, avrebbe iniziato a urlare: «Ancora mi state prendendo a tarantella tu e tua moglie, mo ti devo spaccare proprio le corna, come chiudi vieni a casa che ti mando all’ospedale». Uscito dal negozio con le banconote in tasca, i poliziotti lo hanno bloccato e arrestato in flagranza.

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