Armi e droga

Blitz a Bari Vecchia alla vigilia della festa di San Nicola: in 4 in manette, tra loro il figlio di Mimmo Capriati

Redazione Cronaca Bari

Il 27enne è nipote di Lello, ucciso a Pasquetta. Sequestrati un revolver Magnum 357 e quattro chili tra cocaina, marijuana e hashish. Gli stupefacenti e la pistola erano nascosti in un sottano di Piazzetta 62 Marinai e in una cassettina del gas in strada Arco San Pietro

BARI - Si terranno questa mattina davanti al giudice delle indagini preliminare del Tribunale di Bari gli interrogatori di garanzia nei confronti di due esponenti di rilievo e di due presunti adepti della famiglia di camorra dei Capriati di Bari Vecchia, ai quali gli investigatori della Squadra Mobile nella giornata di venerdì della scorsa settimana, hanno notificato una ordinanza di applicazione della custodia cautelare in carcere.

I due indagati di rilevante «spessore criminale» finiti dietro le sbarre sono Giuseppe Capriati, 27 anni (raggiunto dal provvedimento cautelare proprio nel giorno del suo compleanno), figlio di quel Domenico Capriati, 49 anni, assassinato con tre colpi di pistola al capo e uno al braccio nel novembre del 2018, in via Archimede a Japigia e di Onofrio Lorusso, 28 anni, cognato di Raffaele Capriati, 41 anni, detto «Lello», ammazzato con quattro colpi di revolver la sera dello scorso 1 aprile, lunedì Pasquetta, nel rione di Torre a Mare.

Domenico e Raffaele Capriati, entrambi vittime di «ammazzatine» di mafia erano fratelli, entrambi figli di Sabino e nipoti del «padrino» Antonio Capriati detto «Tonino».

Apparterrebbero invece al rango dei (presunti) sodali gli altri due «Capriati» finiti in carcere, Vito Lucarelli, 21 anni e Michele Schiavone, 20 anni. Lorusso, Capriati e Lucarelli sono accusati di illecita detenzione di sostanze stupefacenti (3,832 chilogrammi tra hashish, cocaina e marijuana) e ricettazione e detenzione di un revolver «Smith e Wesson» 357 magnum con il caricatore pieno (6 cartucce), arma risultata rubata nel lontano 2011. Su Michele Schiavone invece grava la sola accusa di illecita detenzione di sostanza stupefacente.

I fatti risalgono al 29 settembre dello scorso anno quando gli investigatori della Squadra Mobile, guidati dal primo dirigente Filippo Portoghese, nel corso di una operazione antidroga, nel cuore della Bari Vecchia, nei luoghi dello spaccio sotto il controllo dei Capriati, riuscirono a scovare con l’aiuto dei cani antidroga ben due «cupe», ossia due nascondigli utilizzati per occultare droga e armi. La prima cupa che i detective della Mobile portarono alla luce era stata allestita all’interno di un sottano, un vecchio locale in disuso in via piazzetta 62 Marinai. La seconda invece era più piccola, attrezzata all’interno di una cassettina metallica per contatore gas in strada Arco San Pietro, individuata quest’ultima grazie al fiuto infallibile dei cani antidroga.

Nel sottano secondo l’accusa adibito a magazzino e nella nicchia del contatore montata lunga la parete perimetrale di un edificio abitato, sono stati trovati complessivamente involucri di plastica e dosi già pronte per lo spaccio per 716,09 grammi di hashish, 475,76 grammi di cocaina e 2640,93 grammi di marijuana. La Magnum invece era all’interno del locale in strada Arco San Pietro, avvolta in una busta di plastica, dentro un contenitore in polistirolo.

Gli investigatori della Squadra Mobile sono riusciti a risalire ai quattro indagati grazie alle impronte digitali individuate ed esaminate dagli esperti del Gabinetto interregionale di Polizia scientifica sui contenitori delle sostanze stupefacenti. Nella cupa di via piazzetta 62 Marinai sono state trovate tracce che hanno consentito di risalire a Capriati, Lorusso e Lucarelli, nella cassettina del contatore invece solo le impronte di Schiavone al quale dunque non vengono contestati i reati di ricettazione e detenzione del revolver. La misura cautelare, richiesta dalla Procura della Repubblica è stata concessa dal gip Rosa Caramia. Questa mattina gli interrogatori di garanzia davanti al gip e alla presenza dell’avvocato difensore Donato Colucci che assiste i quattro arrestati.

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