Mercoledì 22 Ottobre 2025 | 07:57

Fallimento Fc Bari 1908: Paparesta tentò il rilancio

Fallimento Fc Bari 1908: Paparesta tentò il rilancio

 
Isabella Maselli

Reporter:

Isabella Maselli

Fallimento Fc Bari 1908: Paparesta tentò il rilancio

La società sportiva è stata dichiarata fallita a gennaio 2019 ma l’ex arbitro l’ha amministrata solo fino a giugno 2016

Sabato 27 Aprile 2024, 13:08

BARI - La FC Bari 1908 è stata dichiarata fallita il 14 gennaio 2019. L’ex arbitro Gianluca Paparesta, dopo aver dato nuova vita al club sulle ceneri della AS Bari della famiglia Matarrese (fallita nel marzo 2014), è stato amministratore unico della società fino al 21 dicembre 2015 e poi presidente del cda fino al 22 giugno 2016. Cioè tre anni prima che il Bari, ormai targato Giancaspro, fallisse. «Non è dato comprendere come possa ritenersi sussistente un nesso di causalità tra il modesto mancato pagamento di imposte nel 2015 e il fallimento della società avvenuto nel 2019». Questo è solo uno dei passaggi della dettagliata consulenza tecnica con cui la difesa di Paparesta ha dimostrato la totale estraneità dell’ex arbitro al crac e, anzi, il suo tentativo di rilancio.

Una ricostruzione fatta di numeri e analisi di documenti contabili, a firma del commercialista Beniamino Di Cagno, che è stata tra gli elementi alla base della decisione della gup Rosa Caramia di assolvere da ogni accusa, con formula piena, Paparesta, difeso nel processo dall’avvocato Gaetano Sassanelli.

I CONTI NON TORNANO A Paparesta veniva poi contestato, per esempio, «di favorire se stesso, a danno degli altri creditori», avendo percepito un compenso come amministratore di circa 216mila euro. Il consulente ha evidenziato che l’assemblea ordinaria dei soci il 18 novembre 2014 aveva deliberato «un compenso fisso ed invariabile di 360mila euro». Paparesta, quindi, ha «incassato solo parte del compenso deliberato dall’assemblea, oltre un terzo in meno di quanto stabilito» per il primo anno di amministrazione e «nessun compenso per l’esercizio 2016, con espressa rinuncia».

Ancora, veniva contestato all’ex arbitro di aver «sistematicamente omesso il pagamento di imposte e contributi», senza però tenere conto - ha spiegato il consulente - che i debiti fiscali alla chiusura di ogni esercizio sociale sono stati poi quasi tutti successivamente pagati. Con riferimento, poi, all’omesso pagamento della Tari per circa 160mila euro, è stato dimostrato che - sulla base di una delibera della Giunta comunale di agosto 2014 con cui veniva concessa alla società FC Bari 1908 la gestione dello stadio San Nicola e dello stadio Arena della Vittoria, rinviando «ogni determinazione in ordine alla tassa sui rifiuti alla successiva concessione a stipularsi» (mai stipulata) - «nessun onere era previsto a carico della società per la tassa sui rifiuti per l’anno 2015».

Altro aspetto evidenziato nella consulenza è quello relativo alle imposte anticipate. Il commercialista Di Cagno ha evidenziato che «vi erano fondate aspettative basate su oggettivi dati di fatto (soddisfacenti risultati calcistici, la straordinaria risposta del pubblico, l’interesse mostrato dagli sponsor e da nuovi investitori), che la società conseguisse già dal successivo esercizio un soddisfacente risultato che le consentisse di iniziare a recuperare le imposte anticipate rilevate». Inoltre Paparesta aveva predisposto a giugno 2015 «un business plan pluriennale che confermava le positive aspettative evidenziando il miglioramento della situazione economica e patrimoniale».

LA DIFESA DI PAPARESTA Nell’ultima udienza del processo è stato lo stesso Paparesta a spiegare che «nel momento in cui ho avvertito la difficoltà economica in cui versava la società, ho immediatamente rinunciato al mio compenso di amministratore e soprattutto quando, non appena accertata la presenza di perdite che avevano portato il capitale al di sotto del minimo legale, in assemblea non mi sono solo limitato a proporre la ricostituzione del vecchio capitale sociale pari a due milioni di euro ma l’ho portato a 7,5 milioni, aprendolo a terzi che avrebbero dovuto garantire un futuro solido alla società».

Le cose sono precipitate dopo giugno 2016, con la società ormai nelle mani dal nuovo socio, Cosmo Antonio Giancaspro, accumulando debiti per milioni di euro che ne hanno causato il dissesto e poi il crac. Vicende sulle quali è in corso un processo nel quale Giancaspro, imputato per bancarotta, potrà raccontare la sua verità nella prossima udienza del 27 giugno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)