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Bruna Bovino, il caso dell'estetista uccisa a Mola chiuso senza revisione

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Bruna Bovino, il caso dell'estetista uccisa a Mola chiuso senza revisione

Respinto dalla Cassazione il ricorso della difesa dell’ex. Il corpo della donna fu trovato semicarbonizzato dopo essere stato ferito a morte con 20 colpi di forbici e dato alle fiamme

Sabato 23 Marzo 2024, 10:21

10:22

MOLA DI BARI - Chiusa la strada all’ipotesi di revisione del processo per Antonio Colamonico, il 44enne che sta scontando in cella una condanna definitiva a 26 anni e 6 mesi di reclusione per l’omicidio dell’ex amante Bruna Bovino, l’estetista 29enne italo brasiliana uccisa nel centro estetico che gestiva a Mola di Bari il 12 dicembre 2013. La Cassazione ha respinto il ricorso delle difesa di Colamonico che chiedeva nuovi accertamenti tecnici su alcuni reperti, in particolare sui capelli trovati sul luogo del delitto, tra le mani della vittima e attaccati ad un orecchino (che non apparteneva alla donna) rinvenuto sotto il cadavere. Con la sentenza irrevocabile e senza la possibilità di raccogliere nuove prove, sfuma ogni speranza di ottenere la revisione del processo. Il caso ora sembra davvero definitivamente chiuso.

Il corpo della donna fu trovato semicarbonizzato dopo essere stato ferito a morte con 20 colpi di forbici e dato alle fiamme. Nei mesi scorsi i difensori di Colamonico, gli avvocati Nicola Quaranta e Antonio Ferrari, avevano ottenuto di poter accedere nuovamente al centro estetico prima che fosse dissequestrato e restituito (dopo dieci anni) ai proprietari. Lì, una equipe di consulenti guidata dal generale Luciano Garofano, presidente dell’Accademia italiana di scienze forensi ed ex comandante del Ris di Parma, avrebbe potuto trovare le prove dell’innocenza dell’uomo per chiedere la revisione del processo. Quei capelli, cioè, di cui non è mai stato estratto il dna perché privi di radice, avrebbero potuto rivelare l’identità di una terza persona (scagionando così Colamonico). I giudici baresi avevano dato l’ok al sopralluogo e al sequestro di nuovi reperti, ma hanno poi rigettato la richiesta di eseguire nuovi accertamenti. Di qui il ricorso in Cassazione e ora il rigetto: non saranno eseguiti ulteriori accertamenti tecnici.

La Cassazione potrebbe aver condiviso la valutazione fatta nei mesi scorsi dalla Corte di Assise di Appello di Bari in base alla quale l’accertamento sui capelli non sarebbe comunque utile a scardinare l’impianto probatorio alla base del giudizio di responsabilità e quindi della condanna, ritenendolo «meramente esplorativo, stante la mancanza di altri elementi diretti ad attestare che un soggetto diverso da Colamonico si trovava all’interno del centro estetico al momento dell’omicidio».

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