BARI - Maria Carmen Lorusso potrebbe ancora, in astratto, candidarsi alle Regionali e dunque inquinare una competizione elettorale chiedendo i voti dei clan. Per questo sia lei che il padre Vito Lorusso devono restare ai domiciliari dove sono stati ristretti il 26 febbraio nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio politico-mafioso che ha portato in carcere il marito di lei, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri.
Il Tribunale del Riesame (presidente e relatore Giulia Romanazzi) ha infatti detto «no» al ricorso dei difensori dei Lorusso, Gaetano e Luca Castellaneta, secondo cui invece non ci sono più esigenze cautelari: Mari Lorusso si è dimessa da consigliere comunale e ha rinunciato alla candidatura di giugno, mentre il padre è in pensione dall’incarico di primario dell’Irccs (è accusato di aver chiesto voti per la figlia a esponenti del clan Parisi dopo aver avuto in cura un nipote del boss). La difesa ha annunciato ricorso per Cassazione, ma serviranno almeno altri 45 giorni: ovvero il tempo necessario al Riesame per motivare il «no» alla revoca della misura.
Lo stesso Tribunale ha invece detto «no» al sequestro degli stipendi di febbraio della ex consigliera Lorusso nell’ambito del procedimento di prevenzione che ha colpito il marito Olivieri in parallelo all’arresto e che ha riguardato anche i beni degli altri familiari tra cui i conti correnti...
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