BARI - Quando la miseria diventa reato. La ragionevole pericolosità dell’indigenza. Dalle tasche bucate del cappotto logoro e sdrucito dell’anziano cliente i commessi del supermercato (gruppo Famila), hanno tirato fuori un vasetto da 330 grammi di salsa pronta, Bottega di Sicilia, 1,39 euro a prezzo pieno (1,09 scontata), due scatolette di tonno all’olio di oliva Maruzzella, vendute in un’unica confezione a 1,79 euro, prezzo scontato e una busta di tortellini Rana, speck e formaggio a 2,49.
Il «taccheggiatore» è stato segnalato alle forze di polizia, come prassi prevede, ma la situazione è stata sanata e la denuncia ritirata, grazie alla colletta tra i clienti che in quel momento stavano facendo la fila alle casse. Dopo aver assistito alla scena hanno messo insieme i 5 euro e 37 centesimi utili a pagare sugo, tonno e tortellini fatti con una pasta sfoglia particolarmente sottile.
Il fatto non è grave e rappresenta la conferma di come la povertà a Bari sia in aumento. I segnali arrivano anche dagli scaffali dei supermercati e dai racconti di testimoni, di commessi e addetti alla sicurezza. Piccole ruberie, che quasi mai vengono denunciate e che per questo non finiranno in statistiche, sono «censite» solo dai racconti degli addetti ai lavori. Sta lievitando il numero delle piccole razzie nei supermercati e nei negozi di alimentari. Bari come nelle altre grandi città i furti nei negozi equivalgono all’1,3% delle vendite. Secondo statistiche non ufficiali di polizia e carabinieri le denunce per furto di generi alimentari sono aumentate del 20% in un anno. La maggior parte delle merci fatti sparire illegalmente dagli scaffali dei supermercati «sono prodotti di base, come generi di prima necessità: piccoli, facili da rubare e nascondere, poco costosi, come il cibo fresco».
Tutta colpa della crisi che produce povertà e nuove categorie di ladri, quelli delle piccole razzie a chilometro zero. Nei mini market di quartiere infatti i proprietari spesso preferiscono recuperare la merce e ammonire chi ruba, visto che spesso si tratta di persone conosciute, gente che vive a pochi isolati e che si ritrova in difficoltà dal punto di vista economico a causa di un lavoro perso o di una pensione troppo bassa.
A fare gola tra gli scaffali dei supermercati oltre ai cibi freschi sono soprattutto alcolici, tonno e carne in scatola, che guidano il ranking delle referenze rubate a più alto valore economico, mentre a livello numerico gli ammanchi più significativi si registrano nel caso dei formaggi e, ancora una volta, degli alcolici.
La scelta di non denunciare episodi di taccheggio è in larga parte dovuta allo scarso valore del furto e, in subordine, al recupero della merce o del denaro.
Il bisogno di generi di prima necessità non vede più protagonisti dei furti per fame solo migranti allo sbando o i senza fissa dimora ma anche gli anziani con pensioni da fame e le madri di famiglia alle prese con un bilanci familiari sempre più miseri.
A spingere i furti nei supermercati è il caro prezzi con l’inflazione che colpisce il carrello della spesa e mette a rischio alimentare milioni di italiani che si trovano in una condizione di povertà assoluta, con una spesa mensile pari o inferiore a una soglia minima corrispondente all’acquisto di un paniere di beni e servizi considerato essenziale per uno standard di vita minimamente accettabile. I furti fra gli scaffali sfiorano in Italia i 3,5 miliardi di euro con l’alimentare che è la categoria più colpita. Da uno studio di Coldiretti e Università Cattolica emerge un aumento dei cosiddetti «furti di necessità», che riguarda quasi i 2/3 della merce rubata a causa della crisi economica provocata dalla guerra, dal caro bollette. La Puglia risulta tra le regioni più colpite dal fenomeno dopo Lombardia, Lazio, Piemonte e Campania.
I numeri di questo fenomeno sono «nascosti» nella voce «furti in esercizi commerciali» dell'indice che misura il livello di sicurezza nelle 106 province italiane, considerando le denunce presentate nell'arco di 12 mesi per 18 tipologie di reato (dati estratti dal database interforze del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell’Interno). Lo scorso anno sono stati 1.044 (ossia 85,4 ogni mila abitanti) le razzie denunciate a Bari e provincia. L’anno precedente erano stati 915 (74,7 ogni 100mila abitanti).