politica

Bari, primarie in bilico: è scontro Laforgiani-Pd

michele de feudis

In forse l'obiettivo primarie il 24 marzo. La Convenzione: 5 seggi e registrazioni. Il centrodestra corteggia il magistrato barese Stefano Dambruoso, già parlamentare

La Convenzione Bari 2024, il cartello di partiti di sinistra e associazioni che sostiene come candidato sindaco l’avvocato Michele Laforgia, ha rotto gli indugi e ha sfidato il Pd dopo una serie di fumate nere nelle ultime turbolente riunioni dei saggi che dovevano scrivere le regole per le primarie, consultazione che sembra sempre in bilico, nonostante una prima intesa sulla data. I dem, di contro, parlano di inaccettabile ultimatum. La rottura non c’è, ma a questo punto non si può escludere.

L’area laforgiana ha messo sul tavolo le norme che assicurerebbero un voto libero e privo di inquinamenti, mentre oggi gli stessi sodalizi torneranno a riunirsi per valutare lo stato dell’arte, partendo dall’unico punto fermo: la necessità di non perdere altro tempo e avviare le pratiche per far votare il popolo del centrosinistra il 24 marzo, giorno della domenica delle Palme.

«In queste ore - è scritto in una nota della Convenzione 2024 - si stanno alzando polemiche più pretestuose del solito sulle regole». Ecco le modalità proposte dalla Convenzione: un albo degli elettori baresi che dovranno preregistrarsi attraverso un portale, chiusura delle preregistrazioni all’ultimo minuto utile, «il giorno prima dell’inizio delle operazione di voto»; voto elettronico, semplice e immediato: un tablet in cui inserire il codice individuale generato dal sistema; cinque sedi per il voto, una per municipio. Poi l’auspicio finale: «Sarà compito di Michele Laforgia e Vito Leccese in primis, attraverso le iniziative comuni che vorranno e dovranno fare (pensiamo ad almeno cinque pur nei tempi strettissimi rimasti) metterle al centro del loro confronto. Siamo in attesa di conoscere la definitiva posizione del Pd per l’approvazione di queste semplici regole per salvaguardare ciò che noi intendiamo come prioritaria: l’unità del centrosinistra».

Dura la replica del Pd: «Per l’ennesima volta la Convenzione attraverso un comunicato detta le sue condizioni ultimative per le primarie. Il metodo è assolutamente irricevibile». E quindi c’è la definizione del perimetro per il partito della Schlein: «Il Pd non è disponibile ad alcuna consultazione che non coinvolga la maggior parte possibile dei cittadini. Richiedere agli elettori di registrarsi preventivamente in un albo, di cui si ignora chi sarà il custode e quale sia la reale finalità; pretendere poi di imporre ai cittadini una preregistrazione entro il giorno precedente; costringere i 120.000 cittadini del municipio 1 (quello che va in buona sostanza da Torre a mare a via Tommaso Fiore e oltre) a spostarsi di molti chilometri per andare a votare; collegare il voto elettronico ad un codice, senza avere la garanzia assoluta di segretezza; allestire tutto questo in una delle giornate che il mondo cattolico dedica ad altro come la domenica delle Palme; ebbene tutto questo trasforma il voto in una corsa ad ostacoli». La conclusione dei dem: «Le primarie o unitarie che dir si voglia, costruiscono ponti di condivisione con i cittadini. E sia chiaro, maggiore è il numero dei cittadini che votano, minore è l’inquinamento dei “furbi”. È la forza del suffragio universale. Si vince se si è in tanti».

Il centrodestra, infine, valuta con accuratezza la sua controproposta per le comunali baresi: tra le ipotesi in campo c’è quella del magistrato Stefano Dambruoso, già parlamentare e icona della lotta contro il terrorismo internazionale. 

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