mafia e voti
Bari, il clan ai seggi: per lady Olivieri vedette e rappresentanti di lista
Alcuni pregiudicati del San Paolo sarebbero stati incaricati anche di portare fisicamente gli elettori a votare, chiedendo la foto della scheda come prova
BARI - Il clan avrebbe avuto il compito di vigilare i seggi il giorno delle elezioni comunali 2019: vedette fuori dalle scuole ma anche all’interno delle sezioni, nel ruolo di rappresentanti di lista. E a chi assicurava il voto senza poi mantenere l’impegno, promettevano «schiaffi». Un pregiudicato racconta di aver anche allontanato dai seggi vigili urbani che erano stati mandati per un servizio di controllo. C’è tutto questo negli atti dell’inchiesta «Codice Interno» della Dda di Bari che lo scorso 26 febbraio ha portato all’arresto di 135 persone per reati che vanno dall’associazione mafiosa al voto di scambio politico mafioso.
Le elezioni sono quelle di maggio 2019. La candidata la cui elezione sarebbe stata favorita dai voti di quasi tutti i clan della città è Maria Carmen Lorusso (finita agli arresti domiciliari), moglie dell’avvocato Giacomo Olivieri (in carcere) e figlia dell’ex oncologo barese Vito Lousso (anche lui ai domiciliari). Lorusso si candidò con l’aspirante sindaco di centrodestra Pasquale Di Rella, fu eletta e poi passò nella maggioranza di centrosinistra. A distanza di quasi cinque anni (la richiesta di misura cautelare è di marzo 2023), sono venute fuori tutte le manovre illegali che Olivieri avrebbe architettato per far vincere la moglie.
L’indagine della Squadra Mobile, guidata dal primo dirigente Filippo Portoghese e coordinata dai pm Antimafia Fabio Buquicchio, Marco D’Agostino e Federico Perrone Capano, ha infatti documentato contatti diretti tra l’avvocato Olivieri e diversi esponenti delle organizzazioni mafiose del capoluogo per inquinare l’esito del voto.
Ai mafiosi, però, Olivieri non avrebbe dato solo soldi e buoni benzina o buoni spesa o promesse di posti di lavoro per comprare i loro voti: avrebbe affidato compiti precisi: qualcuno inserito nelle liste (è il caso di Michele Nacci, imparentato con il capo clan del San Paolo Andrea Montani «Malagnac», primo dei non eletti), altri come vedette davanti alle scuole, altri ancora come rappresentanti di lista con il compito di assicurarsi che nessun voto andasse perduto.
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