BARI - Non era l’unico a chiedere voti alla criminalità organizzata. Non era l’unico a incontrarsi con pericolosi esponenti dei clan baresi, gente condannata per mafia quando non per reati di sangue. Nei giorni del 2019 in cui il trojan della Procura di Bari lo intercettava battere palmo a palmo i bassifondi, l’avvocato barese Giacomo Olivieri aveva altri concorrenti che ambivano come lui ai voti della criminalità, dei Parisi come degli Strisciuglio o dei Montani del San Paolo.
Nella richiesta con cui i pm della Dda hanno motivato la necessità del carcere per Olivieri e altre 10 persone accusate di voto di scambio politico-mafioso sono infatti raccontati altri movimenti sotterranei da parte di noti politici pugliesi, impegnati anche loro in quei giorni nella «scalata» al Comune di Bari. C’erano tutti: la destra come la sinistra.
«COME STA TUO PADRE?»
Tommaso Lovreglio, nipote di Savino Parisi e dipendente dell’Amtab, racconta a un collega di un incontro fatto pochi giorni prima in un ristorante di Altamura mentre si trovava a pranzo con il cugino Gaetano Bellomo (poi deceduto per un tumore allo stomaco). «Sai chi ho trovato? Al tavolo accanto a me? Il bacio e il bacettino, glieli ho presentati a Gaetano... “Ehi Tommaso tutto a posto? che si dice di papà?”. Indovina? la Maurodinoia e Aldo! Il bene dei figli miei». Maurodinoia è Anita, all’epoca «lady preferenze» del Comune, e Aldo è suo marito Alessandro Cataldo, indagato dalla Procura di Bari (in un diverso procedimento) per simili questioni di voto di scambio. Secondo Lovreglio la consigliera di Triggiano, oggi assessore regionale ai Trasporti, sarebbe in ottimi rapporti con il padre Battista Lovreglio, elemento di spicco del clan Parisi (è cognato del boss)...