Sabato 06 Settembre 2025 | 12:08

Bari, Soa si aggrappa al modello Ilva per evitare un crac milionario

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Soa si aggrappa al modello Ilva per evitare un crac milionario

Il piano di risanamento del gruppo che si occupa di consegne ai supermercati pugliesi. Ma il pm Marazia chiede il fallimento anche della Loran (noleggio)

Venerdì 16 Febbraio 2024, 12:05

12:52

BARI - Il gigante della logistica Soa sceglie il modello Ilva per provare a salvarsi dal fallimento. Proprio come l’ex acciaieria di Stato, anche il gruppo che fa capo all’imprenditore Oronzo Angiulli ha chiesto di accedere alla composizione negoziata della crisi, delineando un percorso per uscire dallo squilibro patrimoniale evidenziato dalla Procura di Bari e dai suoi consulenti.

Soa, al centro di un’inchiesta per reati fiscali che nell’ottobre scorso ha portato a sequestri milionari (in minima parte revocati dal gip), attraverso le cooperative Lexlab e Mida gestiva in appalto la movimentazione delle merci per buona parte dei supermercati della Puglia impiegando quasi 2mila lavoratori. Secondo il pm Lanfranco Marazia, che conduce l’indagine della Finanza (insieme alla collega Desirèe Digeronimo e all’aggiunto Giuseppe Maralfa), e che ha chiesto la liquidazione giudiziale (il fallimento) della consortile e delle coop, il modello di business di Soa cela «un indebito ribaltamento di costi»: avrebbe scaricato i costi del personale sulle cooperative, che formalmente svolgono il servizio emettendo fatture nei confronti di Soa e accumulando un ingente debito Iva. La società consortile ha viceversa maturato «ingenti crediti Iva» utilizzati in dichiarazione per compensare il debito derivante dalle fatture emesse nei confronti delle committenti. Tra il 2017 e il 2020 la consortile ha accumulato debiti erariali per 38 milioni di euro, più altri 22 di competenza delle cooperative. Le cooperative venivano poi abbandonate per strada, creandone di nuove e lasciando impagati i debiti con il fisco.

La difesa ha presentato al Tribunale fallimentare di Bari la ricevuta dell’avvenuto pagamento della prima rata della transazione fiscale da 26 milioni con l’Agenzia delle Entrate, dando il via al percorso contenuto nel piano di risanamento su cui dovrà esprimersi l’esperto nominato dal Tribunale (Vicnenzo Cicco di Trani). L’udienza è stata aggiornata ad aprile. Il pm Lanfranco Marazia ha però depositato una relazione dell’amministratore giudiziario del gruppo, Francesco Sardano, dalla quale emergono alcuni dubbi sulla tenuta finanziaria. Il commercialista di Andria ha documentato che al 31 dicembre scorso Soa Consortile esponeva un patrimonio netto negativo per 15,7 milioni, in peggioramento rispetto a quello registrato a 12 mesi prima (-8,1 milioni). «Il ripianamento del patrimonio - annota l’amministratore giudiziale - avverrebbe entro il prossimo esercizio 2028 (con i flussi di cassa attesi dagli utili che la società conseguirebbe), mentre il piano finanziario nei primi sei mesi indica una sostenibilità, per effetto di un saldo attivo inziale a febbraio 2024 pari ad euro 10.332.861,65, tuttavia non meglio precisato». Non è chiaro, insomma, da dove venga la nuova finanzia investita nella società, anche perché la controllante Soa Corporate «in ogni caso non dispone di risorse finanziarie per ripristinare il capitale sociale al minimo legale».

«Soa - replica però il professor Francesco Belviso, tributarista chiamato ad amministrare il gruppo, che per il piano di composizione si è avvalso dell’advisor legale Giuseppe Chiaia Noya, dell’advisor finanziario Massimo Scannicchio con il commercialista Luca Belviso - ha ripreso a marciare secondo i canoni ordinari, assumendo direttamente dal 1° gennaio tutti i dipendenti delle cooperative consorziate. Il 90% dei creditori ha accettato una proposta di dilazione a 24 mesi. Cercheremo di far transitare le somme sequestrate e confluite al Fug, circa 12 milioni, all’Agenzia delle Entrate così da abbattere sensibilmente il debito residuo».

La Procura ha nel frattempo chiesto la liquidazione anche di un’altra società del gruppo, la Loran, che si occupa di noleggio autoveicoli. Il pm ne ricava la decozione dal debito di 4,8 milioni nei confronti della società consortile (oggetto di una rateizzazione fino al 2030), e le «significative esposizioni debitorie» anche nei confronti dell’Agenzia delle Entrate. Il patrimonio sarebbe dunque attestato «su valori pesantemente negativi», tanto che Loran non avrebbe nemmeno pagato i canoni alle società di leasing.

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