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Popolare Bari, la confessione di Fusillo

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Popolare Bari, la confessione di Fusillo

La Procura chiede l’archiviazione per l’imprenditore, battaglia in Tribunale

Giovedì 25 Gennaio 2024, 13:12

BARI - Non ci furono «macroscopici profili di falsità» nel racconto con cui l’imprenditore nocese Vito Fusillo, indagato (oggi imputato) per il crac della Banca Popolare, nel riassumere i propri rapporti con l’istituto di credito parlò anche dei consulenti e del loro doppio ruolo: revisori delle sue società (poi fallite) e «stretti collaboratori» del partner della PwC cui era affidata la certificazione del bilancio di PopBari. È su questa base che la Procura di Bari ha ritenuto di dover chiedere l’archiviazione dell’indagine per calunnia aperta nei confronti di Fusillo dopo la denuncia dei due professionisti.

La vicenda è approdata davanti al gip Giuseppe De Salvatore per discutere l’opposizione presentata dai consulenti campani Egidio Filetto e Claudio Ferone, che si sono sentiti falsamente accusati dalle parole di Fusillo: nel 2020 l’imprenditore aveva affermato che i bilanci delle sue società erano «stati redatti in modo non corretto con l’ausilio tecnico dei consulenti sopra indicati (...) pur non essendo a mio avviso idonei ad ingannare un lettore appena attento», e aveva ammesso la catena dei finanziamenti infragruppo contestati dalla Procura. «Ma l’ho fatto - aveva detto - d’intesa con i soggetti Bpb e con l’ausilio tecnico dei citati consulenti PwC, nella convinzione di riuscire in questo modo a risolvere le criticità che via via si manifestavano».

I consulenti hanno respinto l’«insinuazione» di Fusillo. Hanno in particolare chiarito di lavorare non per la Price ma per una diversa entità societaria (lo studio Tls) e di non essere «stretti collaboratori» del partner Corrado Aprico che aveva l’incarico di certificatore per la Popolare. Secondo il pm Lanfranco Marazia, però, pur essendoci «alcune oggettive imprecisioni» nel racconto di Fusillo (che non è un tecnico), il concetto da lui enucleato può ritenersi corretto: Tls e Pwc sono società «tra loro intimamente collegate e comunque non facilmente distinguibili da parte di un soggetto, il Fusillo, al quale il rapporto consulenziale con PwC era stato in qualche modo imposto o comunque caldeggiato da parte dei vertici» della banca. Ferone e Filetto - nota la Procura - hanno avuto scambi professionali frequenti con i colleghi di PwC e con i collaboratori di Fusillo, il cui contenuto «andava ben oltre la materia fiscale» fino ad arrivare alla «predisposizione della bozza di bilancio».

Nell’opposizione (con gli avvocati Mario Zanchetti e Marcello Elia) i due professionisti hanno invece ribadito di non essersi mai occupati dei bilanci di Fimco e Maiora e di non aver mai avuto interlocuzioni con Aprico. La difesa di Fusillo (professor Vito Mormando, in udienza l’avvocato Francesco Marzullo) ha insistito invece sulla tesi della mancanza di dolo nelle dichiarazioni spontanee rese alla Procura da parte dell’imprenditore barese, che non ha comunque mai inteso accusare i due consulenti di aver contribuito al dissesto delle sue società. Sarà il Tribunale, adesso, a stabilire se archiviare o meno.

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